Pubblicato il 19 Ottobre 2023 | da Valerio Caprara
0Vita da Carlo seconda serie
Riuscirà Carlo Verdone a realizzare il suo primo film d’autore? La domanda risulterebbe assai stonata perché la sua nutrita filmografia non ha certo bisogno di qualifiche per definirsi prestigiosa, se non fosse proprio quella da cui prendono l’avvio le tragicomiche peripezie della seconda stagione di “Vita da Carlo”. La nuova serie tv prodotta da Luigi e Aurelio De Laurentiis, interpretata dall’amatissimo attore e regista, diretta dallo stesso in alternanza con il beneventano Valerio Vestoso e molto attesa in virtù dello straordinario successo riscosso dalla prima, è disponibile in esclusiva sulla piattaforma streaming Paramount+: dieci puntate di circa trenta minuti l’una in cui ancora una volta realtà e finzione si (con)fondono trasformando una miriade di spunti autobiografici nel poliedrico ritratto di un uomo che diventa lo specchio di sé stesso sia per l’avvicendarsi di emozioni e congiunture personali sia per l’onnipresenza della città di Roma, habitat irrinunciabile dal punto di vista umano e culturale, ma nel contempo miccia di tutte le ossessioni che un’immensa popolarità attira e incrementa giorno e notte. Verdone, del resto, si è avvalso nel corso di quarantacinque anni di carriera di una vis comica ad alto voltaggio satirico per tramandare personaggi che s’identificano con la storia e la cronaca di un paese, il nostro, ineguagliabile nell’alternare genio, generosità e cialtroneria. Il suo stile, in cui il ridicolo è alleggerito dall’ironia, la realtà diventa surreale e le situazioni caricaturali la fanno da padrone, è sempre un marchio di garanzia, ma questa volta si percepiscono un tenero smarrimento, un pizzico di malinconia, una tendenza alla saggezza e all’equilibrio e un’irresistibile curiosità nei confronti dell’imperscrutabile galassia giovanile.
I telespettatori, dunque, non si troveranno di fronte a un album di facsimili perché la sceneggiatura, scritta insieme a Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni, tesse attorno all’aspirazione del protagonista una rete di situazioni, gag e battute significative della vera attualità frullata in quella finta. Per guadagnarsi le mostrine di regista “da festival”, per esempio, il nostro deve ottenere il via libera del produttore (un gigantesco in tutti i sensi Stefano Ambrogi) che, però, impone la condizione che a interpretare il suo alter ego ventenne sia Sangiovanni ovvero il teen idol ex volto di Amici anch’esso incarnatosi per l’occasione nel ruolo di sé stesso. Il cast, del resto, è il risultato di un’ardita alchimia tra attori in rampa di lancio, nomi collaudati (Max Tortora su tutti) e star (da Ibrahimovic alla De Filippi) protagoniste di cammei tagliati su misura del frenetico vortice di stramberie, spavalderie, fragilità, esibizionismi e opportunismi in cui i contemporanei si sono in fondo rassegnati a sopravvivere. Forse meno vivaci quando si dilungano nelle diatribe amorose che stringono d’assedio il mattatore in bilico mentre s’avvicina il fatidico start delle riprese, gli episodi s’impennano in sottofinale quando, cioè, uno dei suoi personaggi diventati proverbiali riemerge dal culto cinefilo per trascinarlo nei paraggi di un thriller grottesco sul costo della fama alla “The Fan” o “Re per una notte”. Inconfondibili piroette di bravura, stavolta utili anche per ricordare al pubblico restio a uscire di casa che a dispetto di un immaginario (non solo dello spettacolo italiano) che troppo spesso sbiadisce e muore, Carlo è vivo e lotta insieme a noi.