Pubblicato il 3 Marzo 2023 | da Valerio Caprara
0TÁR
Sommario: Lydia Tár, direttrice (di fantasia) della Berliner Philarmoniker, artista geniale e narcisista e lesbica temuta e tirannica è all'apice di una carriera formidabile, però ignora che il suo status d’intoccabile sta per essere investito da uno tsunami complottistico.
2.5
Il film vale la pena? Confessando che si tratta di una delle domande più irritanti che a un critico succede di ricevere, per una volta rispondiamo sì. Nel senso che vale in ogni caso la pena di vedere “TÁR” per ammirare la prova monumentale della protagonista, l’australiana Cate Blanchett (Coppa Volpi a Venezia e candidatura all’Oscar) che può tranquillamente confrontarsi con le Katharine Hepburn e Bette Davis dell’epoca d’oro dello star system perché ha pochissime rivali in quello odierno. I suoi tratti singolari, il suo controllo del corpo e la sua versatilità trasformistica –può per esempio passare in un batter d’occhio da una raffinata bellezza a una bruttezza respingente- sembrano inventati apposta per incarnare la protagonista Lydia Tár, direttrice (di fantasia) della Berliner Philarmoniker, artista geniale e narcisista e lesbica temuta e tirannica. Già guardando la locandina del film, del resto, in cui appare fotografata dal basso e con la tesa rovesciata all’indietro come in preda a una trance, si può prefigurare un personaggio dalla creatività tanto impetuosa quanto inquietante.
La troviamo, infatti, all’apice di una carriera formidabile, in procinto di licenziare un libro molto atteso e di esibirsi nell’ardua esecuzione della Sinfonia n°5 di Mahler, però ignara del fatto che il suo status d’invincibile sta per essere investito da uno tsunami complottistico. Non a caso il film inizia con una scelta inedita e curiosa e cioè con lo scorrere dei credit tecnici abitualmente inseriti nei titoli di coda: si tratta di uno degli obiettivi che il regista perseguirà nella finzione ovvero quello di condannare la noncuranza riservata dalle celebrities alle persone umili e professionali senza il cui apporto non potrebbero realizzare un bel niente. Field, attore tornato dopo quasi vent’anni alla regia (è il pianista che in “Eyes Wide Shut” rivela a Cruise la parola d’ordine per entrare nelle stanze proibite), costruisce la suspense su un percorso di ben 158 minuti disseminato di tematiche affrontate con estrema abilità e altrettanta ambiguità, soprattutto al momento di adattare alle polemiche attualistiche (il #MeToo, il maschilismo dell’ambiente musicale, la diffamazione mediatica, la cancel culture ecc.) una parabola classica sulle dinamiche del potere e le sindromi d’onnipotenza.
Se la struttura narrativa appare assai ricercata con lo sfoggio di piani sequenza virtuosistici e dialoghi interminabili, spesso girati senza stacchi per permettere agli attori di esibirsi in veri e propri tour de force dialettici, rischia di diventare forzato e arbitrario il miscuglio di allucinazioni uditive, incubi destabilizzanti e altre stranezze che s’insinuano nella routine delle prove d’orchestra, le conferenze stampa, le riunioni amministrative e i pranzi di lavoro. Alternando strategicamente il taglio –dal biografico si passa al grottesco, dallo psicanalitico al thrilling- “TÁR” si serve bene della fotografia per sottolineare il contrasto tra l’oscurità della casa di Lydia e il fulgore del podio e sulle angolature di ripresa per tracciare l’intreccio di pulsioni vampiresche tra lei, la compagna Sharon (Hoss) e la devota assistente Francesca (Merlant). Si potrebbe pensare a una presa di posizione controcorrente quando la direttrice/predatrice giustamente demolisce lo studente che vorrebbe vietare di suonare Bach perché… bianco, maschio e misogino. In realtà si tratta di una trasgressione apparente perché alla fine il messaggio risulta molto meno audace: anche le donne possono essere esecrabili, ma soltanto se sono politicamente scorrette.
TÁR
DRAMMATICO – USA 2022
Un film di Todd Field. Con Cate Blanchett, Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Mark Strong