Pubblicato il 3 Gennaio 2020 | da Valerio Caprara
4Sorry we Missed You
Sommario: Newcastle, oggi. Il proletario Ricky decide di utilizzare il furgone appena acquistato per mettersi alle dipendenze del padroncino di una società specializzata nelle consegne di pacchi a domicilio: all’inizio tutto sembra andare per il meglio, ma ben presto i ritmi insostenibili del servizio e l'incubo delle penalità previste per ogni piccola mancanza lo riducono a malpartito e disgregano drammaticamente la sua famiglia.
2.5
Onore delle armi al vetero marxista Ken Loach e al suo sceneggiatore ancora più radicale Paul Laverty. Il loro cinema, come dimostra bene anche “Sorry We Missed You” presentato in anteprima al festival di Cannes del 2019, è diventato nel trascorrere degli anni sempre più ossificato, essenziale, sprezzante di ogni abbellimento tecnico o suggestione di stile. Non è che i due autori presentino film indigesti o elitari, piuttosto restano attentissimi alla possibilità di fruizione da parte di un pubblico semplice e frettoloso, ragione per cui agiscono martellando la trama avendo come unico obiettivo la massima comunicabilità e di conseguenza la massima efficacia. Ancora più asciutto in questo senso del precedente “Io, Daniel Blake”, “Sorry We Missed You” (il biglietto che i corrieri lasciano al destinatario non reperito) si rivolge a viso aperto alla platea cercando in ogni modo –mai peraltro subdolo o ruffiano- di coinvolgerla come se stesse assistendo a un comizio, facendo risaltare nell’emozione più ancora che nel raziocinio i disagi prosaici e le problematiche correnti della discutibile “normalità” quotidiana degli svantaggiati. Il protagonista è il tosto e retto Ricky di Newcastle (interpretato dall’ottimo Hitchen) che accetta di utilizzare il furgone appena acquistato con grande sacrificio improvvisandosi dipendente freelance di un padroncino di una società –PDF, Parcel Delivered Fast)- specializzata nelle consegne di pacchi a domicilio: all’inizio tutto sembra andare per il meglio, ma ben presto –calcando i fatti con un po’ di catastrofismo- i ritmi disumani del servizio e il carico insostenibile delle penalità previste per ogni piccola mancanza lo logorano e soprattutto disgregano il focolare domestico formato dalla moglie Abbie, anch’essa lavoratrice precaria e da due figli esposti a tutti i pericolosi spaesamenti delle rispettive età.
La migliore dote del vecchio cineasta è la schiettezza di un modello di cinema assolutamente anti-populista e non lontano dalla migliore tecnica documentaristica che non ha alcun bisogno di eroi, positivi o negativi che siano: espressioni, movimenti, linguaggio e dialoghi dei protagonisti e dei comprimari risuonano secchi e credibili in ogni piega dei passaggi che finiscono naturalmente convogliati nella denuncia degli ingranaggi connessi alla gigantesca espansione del lavoro autonomo. E’ proprio per questo, peraltro, che i passaggi psicologici risultano un po’ più telefonati e le acmi dolorose un po’ meno toccanti, mentre non si può che apprezzare l’onesta dedica che appare nel corso dei titoli di coda: “Grazie a tutti quei trasportatori che ci hanno fornito informazioni sul loro lavoro, ma non hanno voluto che i loro nomi comparissero”. Detto questo e ricordato che non stiamo parlando di un Hugo o di un Dickens, risulta davvero risibile l’entusiasmo preconfezionato della maggior parte dei critici, forse competenti di cinema, ma sicuramente a digiuno di considerazioni politiche obiettive. Il fatto che Loach e Laverty siano stati accaniti sostenitori del radicalismo velleitario del leader antisemita Corbyn, spazzato via dalle recenti elezioni d’oltremanica, sembra per esempio non sfiorarli minimamente. Dunque, come premesso, onore delle armi all’indomito Ken il rosso, ma scarsa considerazione per i suoi tifosi “a prescindere” accesi in automatico dalla fotocopiatrice ideologica.
SORRY WE MISSED YOU
DRAMMATICO, GRAN BRETAGNA/FRANCIA/BELGIO 2019
Regia di Ken Loach. Con: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor