Recensioni

Pubblicato il 10 Marzo 2016 | da Valerio Caprara

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Room

Room Valerio Caprara
soggetto
regia e sceneggiatura
emozione
recitazioni

Sommario: Da una storia vera un film scioccante diviso in due parti di diseguale intensità

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Un film, certo, da vedere anche per l’Oscar recapitato alla sua protagonista: “Room”, però, non merita secondo noi il coro delle lodi che l’hanno accompagnato dal festival di Roma sino alla ribalta della Notte delle stelle. O meglio il giudizio sul dramma psicologico tratto da una sceneggiatura di Emma Donoghue, anche autrice del romanzo originario ispirato alle aberranti imprese del “mostro di Amstetten”, andrebbe secondo noi diviso –fenomeno assai raro- esattamente a metà: il primo corrispondente al maxi prologo inquietante al massimo, virtuosistico nelle riprese, stretto sino all’asfissia sulla mamma e il figlio protagonisti e il secondo calibrato sullo sviluppo degli eventi successivi indelebilmente segnati dalle ferite precedenti. La storia (purtroppo) vera richiede, infatti, al regista Abrahamson una prolungata e ardua tessitura scenografica che permette alla pressoché inedita Larson e al piccolo Tremblay di giocare a un atroce rimpiattino con le suppellettili, i giocattoli, gli alimenti, le luci e i rumori che determinano lo spazio da loro stessi denominato Stanza: al di là dei dubbi, dei disagi e dell’ansia che lo stand-by narrativo e psicologico instilla negli spettatori, si fa apprezzare l’assenza del ricorso ai toni alti che, invece, sembrano risuonare ovattati e minacciosi in sottofondo.

Senza essere incalzati da troppe sottigliezze intellettuali, si può dire che emerga scabra e limpida la metafora della minima distanza che può intercorrere tra la vita normale e il mondo reale e una loro proiezione “mostruosa”. E non c’è nulla di male nel considerare l’astutissima quanto riuscitissima acme della scena del furgone degna di un grande film di suspense. Dispiace molto, quindi, che il secondo blocco, pur restando accese le immedesimazioni attoriali, abbandoni il lavoro di cesello sui dettagli, la misura del valore degli sguardi e l’inaccettabile fusione coatta del criminale col fiabesco per concedersi via via sempre più platealmente a effetti più melensi, alle reprimende scontate sul cannibalismo dei media e ai semplicistici reportage sul calvario dei reduci da gravi traumi psicologici.

ROOM

REGIA: LENNY ABRAHAMSON

CON: BRIE LARSON, JACOB TREMBLAY, JOAN ALLEN

DRAMMATICO – IRLANDA/CANADA 2015

  1. CA.
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