Recensioni

Pubblicato il 16 Dicembre 2016 | da Valerio Caprara

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Rogue One: A Star Wars Story

Rogue One: A Star Wars Story Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
effetti speciali
attori
suspense

Sommario: Tra l'episodio III e l'episodio IV della saga. Un 'mucchio selvaggio' di militanti dell'Alleanza Ribelle tentano di sottrarre all'Impero i piani segreti della Morte Nera, la più potente arma di distruzione di massa mai ideata. Tra di loro svetta l'indomita figlia dello scienziato che dopo averla ideata è stato schiavizzato dagli scherani dell'Impero.

3.8


Non era facile nutrire piena fiducia in “Rogue One: A Star Wars Story” il nuovo episodio della saga cinematografica più importante di sempre che s’annunciava come pezzo di raccordo tra “La vendetta dei Sith” e “Una nuova speranza” (usciti nel 2005 e 1977). Anche perché la tribù mondiale dei fan era stata messa in allarme dalle notizie di vari interventi di rimontaggio operati dalla produzione, accentuando il timore che lo striminzito risultato ottenuto dal pur geniale J. J. Abrams con “Il risveglio della forza” condizionasse il prosieguo della nuova trilogia passata dal marchio Lucas a quello Disney. Previsioni per fortuna sbagliate perché la new entry dietro la macchina presa Gareth Edwards è riuscito a realizzare un blockbuster d’ottima qualità e garantita efficacia, dimostrando di sapere cogliere le potenziali idee del rifondatore Abrams forse meglio di lui stesso. Senza soggiacere al terrore di “tradire” il culto, “Rogue One” corre, in effetti, arditamente/ardentemente sul confine che separa la space-opera lucasiana dalla ripetitività dell’algido prodotto di franchising e l’immersione nel periodo più oscuro delle guerre intergalattiche si sviluppa grazie alla sorprendente freschezza di scrittura del duo Weitz-Gilroy, permettendo allo spirito del cinema d’avventura di rivivere grazie allo stile ricco di sequenze studiate con piglio creativo autonomo.

Non a caso più che la pioggia di citazioni dedicate al corpus originario, ravvivano la presa dello spin-off di volta in volta la scena di guerriglia in una città santa, lo sbarco su una spiaggia tropicale, il fungo atomico che s’innalza al di sopra di un’isola sventrata, il quadripode imperiale che emerge dalle brume come King Kong… altrettanti delicati trapianti, insomma, dai classici come “Quella sporca dozzina” che riuscivano quasi a fare percepire in platea la viscidità del fango, il sapore della polvere e l’odore della polvere da sparo. La ribellione dell’Alleanza osa sfidare, così, a casa sua la ferocia dell’Impero, l’assenza di certe invecchiate icone non pesa (attenzione però alla rielaborazione in digitale della principessa Leila), il droide chiacchierone non sembra stavolta una macchietta bensì un ghiribizzo umanoide degno di Burton o Myazaki e l’incarnazione di Felicity Jones nell’intrepida eroina per caso Jyn non ha nulla a che spartire, per esempio, con l’overdose di strizzatine d’occhio agli adolescenti iniettata da Katniss/Jennifer Lawrence nella serie “Hunger Games”.

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