Pubblicato il 2 Febbraio 2024 | da Valerio Caprara
0Povere creature!
Sommario: Lo sfregiato chirurgo Godwin riporta in vita una giovane suicida impiantandole il cervello del feto che portava in grembo. Bella diventa una bambina selvaggia e ribelle che, una volta cresciuta, agguanta tutta l’autonomia possibile e trasgredisce qualsiasi tabù societario. A un certo punto un avvocato dandy e dissoluto riesce a farla scappare dal repellente tutore e a regalarle la chance di un viaggio transnazionale istruttivo e sovversivo.
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Se l’amore per il cinema è davvero rinato, sotto con il dibattito. Sulla scia, infatti, del Leone d’oro a Venezia e le 11 candidature all’Oscar, Povere creature! non arriva per unire ma per dividere la gente: avranno o meno ragione coloro che ritengono un capolavoro il film di Lánthimos? A vantaggio del lettore è intanto utile sintetizzare la trasposizione del romanzo dello scrittore scozzese Alasdair Gray (ultima ediz. italiana Safirà), il cui protagonista è il chirurgo dalla faccia mostruosa Godwin (Dafoe, eccezionale come sempre) che riporta in vita una giovane suicida impiantandole il cervello del feto che portava in grembo: impossibile non pensare al romanzo di fine Ottocento Eva futura e ancora di più al precedente classico Frankenstein o il moderno prometeo di Mary Wollstonecraft Godwin (appunto) in seguito coniugata Shelley. La novità è che sullo schermo la creatura ha la bravura, la duttilità e il coraggio di Emma Stone: Bella, questo è il nome della bambina selvaggia e ribelle reclusa ma destinata una volta cresciuta ad agguantare tutta l’autonomia possibile, diventare lettrice di Goethe ed Emerson, arrivare a un passo dalla militanza marxista e trasgredire qualsiasi tabù societario, sprigiona il carisma che serve al regista perché incarna la sfida ideale per un’attrice a cui piace scomporsi in cento pose diverse, una delle rare star contemporanee in grado di trasmettere bagliori autentici di cinismo e spregiudicatezza. A un certo punto, infatti, un avvocato dandy e dissoluto (Ruffalo) riesce a farla scappare dal repellente tutore e regalarle la chance di un viaggio transnazionale che, nonostante giri a vuoto nelle lungaggini dell’esperienza del bordello a Parigi, si rivelerà a pari merito eversivo e istruttivo.
La scatenata superfemmina(ista) giganteggia, così, sullo schermo nelle vesti e le nudità di una Barbie ninfomane e trash, una bambola meccanica alle prese con la lussuria nascosta non solo nell’età vittoriana, un calco in versione steampunk del Candido volterriano che mette ai suoi piedi le povere creature, i miserabili maschi quasi tutti costruiti per essere detestati. Ma nello stesso tempo diventa l’emblema dello studiatissimo stile di Lánthimos in cui la forma prevale sugli accadimenti e cannibalizza i personaggi modellando il film a mo’ di sontuosa parabola, potenziata dai sentenziosi dialoghi, la cangiante fotografia di Robbie Ryan e gli strepitosi costumi barocchi di Holly Waddington, ma aggravata da uno humour spesso di cattivo gusto a base di peti, escrezioni e sesso ginnico, nonché dall’uso e l’abuso degli effetti digitali e del grandangolo che appena possibile distorce le immagini; mentre la scenografia, per conto suo, tende a forgiarsi come uno sfondo bidimensionale di natura fiabesca oppure una quinta teatrale di stampo surrealista.
L’ipotesi sostenuta non a torto dagli acclamatori è che il film veicoli la metafora che si chiede e ci chiede cosa resti dell’individuo moderno oppresso dalle discriminazioni, le prevaricazioni e le oppressioni maschiliste e classiste; le quali, pour cause, non hanno alcun effetto su Bella che alimenta la propria emancipazione demolendo senza precauzioni né remore le astruse regole e gli ipocriti moralismi. Secondo noi, peraltro, la formidabile fantasia e l’inusitata magnificenza dell’opera via via si tramutano in un gingillo da cineforum più innocuo di quanto sembri: l’exploit di Lánthimos, insomma, prima ricicla brillantemente i modelli a cui si è ispirato e poi si accontenta del salvacondotto un po’ striminzito concesso ai film “contro il patriarcato” che nell’era post Cortellesi non si nega a nessuno e tanto più al regista greco votato a inoculare nello spettatore cruccio, senso di colpa, penitenza e disagio.
POVERE CREATURE!
DRAMMATICO/ FANTASTICO – IRLANDA/GRAN BRETAGNA/USA 2023
Un film di Yórgos Lánthimos. Con Emma Stone, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Ramy Youssef, Jerrod Carmichael, Hanna Schygulla