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Pubblicato il 6 Luglio 2016 | da Giuseppe Cozzolino

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OLD REVIEWS: La Corazzata Potemkin

Ed oggi, il nostro allievo Antonio Cardellicchio vi racconta il Capolavoro del Maestro Ejzenstein.

Info sui Corsi Old Movies: mondocult@gmail.com/oldmovies@valeriocapra.it

 

RIVOLTA DI MARINAI

di Antonio Cardellicchio

 

Supera la prova del fuoco ad ogni nuova visione questo capolavoro tanto famoso, dove la storia di un ammutinamento dice, nell’esattezza e seduzione della sua forma, la condizione di umiliati e offesi che diventano uomini con il loro coraggio per la libertà e dignità. E il grido di rivolta di un Fantozzi, contro la pedagogia coatta e l’ideologia rivoluzionaria contenutista sul film sembra unirsi idealmente al grido e azione di rivolta dei marinai della Potemkin nel film.

Racconto essenziale, incalzante, realistico, figurativo e simbolico, carico di afflato umanistico, di ansia di libertà, con le ali della fantasia inventiva di un genio del cinema.

I vermi sono la putrefazione del rancio e di un sistema di ottuso comando-obbedienza, la minaccia di impiccare i rivoltosi all’albero della nave crea una demarcazione tra umano e disumano, il telone che copre gli uomini da fucilare da il senso dell’annullamento dell’individuo, i militari che si rifiutano di fare i fucilatori sono il passaggio cruciale della rivolta. Gli ufficiali e il pope gettati a mare segnano il punto di rottura. Con i funerali di Vakulincuk la rivolta diventa popolare e le scene della scalinata di Odessa hanno una forza iconica di grande impatto. La squadra navale che rifiuta la repressione e passa dalla parte della nave ribelle è l’evento della rivolta generale.

Il sistema sovietico fece di tutto per imbalsamare questo film, riducendolo a film di propaganda, nell’ideologia di una continuità tra la rivoluzione del 1905 e la rivoluzione bolscevica dell’ottobre del 1917. Contro tale operazione, in fondo, in un certo senso, si levava l’irrisione liberatoria umorale del Fantozzi.

Ma il 1905 fu una rivolta e non una rivoluzione, e la rivoluzione di ottobre abbatté la repubblica democratica russa nata dalla rivoluzione di febbraio, che aveva eliminato l’autocrazia zarista. La rivoluzione bolscevica liquidò così le fragili iniziali libertà costituzionali, sciolse il parlamento, instaurò un regime di terrore crescente. Nel 1905 i marinai di Kronstatd, città di forti tradizioni rivoluzionarie, si erano ammutinati, come quelli della Potemkin, e nella rivoluzione di ottobre del 1917 erano stati il fulcro della conquista del potere da parte dei bolscevichi. Erano loro quelli dell’incrociatore Aurora. Ma, non a caso, perché imbevuti dell’originario spirito di rivolta, si ribellarono contro il regime bolscevico nel febbraio 1921, richiedendo la fine del “comunismo di guerra” e misure di democrazia dal basso. Vennero sterminati in modo spietato, la loro memoria fu dannata.

Gli eventi narrati nel film e, soprattutto, come vengono narrati da Eizenstein, sono emblematici di un forte spirito di rivolta. Questo ci ricorda il libro libertario ricco di pathos di Albert Camus “L’uomo in rivolta” che esprime la diversità radicale, esistenziale, di due opposti: rivolta e rivoluzione. Rivolta come sentimento di insopprimibile moto di protesta contro l’ingiustizia, a chiunque e da chiunque venga inflitta, fondata sul valore della persona.

La rivoluzione come tradimento dello spirito di rivolta che, in nome della chimera di una felicità futura e definitiva, toglie agli uomini ogni possibilità di vita autonoma, genera un sistema di oppressione totale, in un odio inestinguibile, e annulla la persona. Camus dice che chi è fedele alla fonte creatrice della rivolta insorge contro la rivoluzione.

Per Camus è l’esperienza estetica ad esprimere il sentimento della rivolta, a dare una forma al valore della persona contro i meccanismi della storia.

Eizestein cercò di essere fedele allo spirito della rivolta e alla libertà estetica. Così la rivoluzione-regime sospettò di lui, lo controllò, limitò, censurò. Il suo film sui marinai della Potemkin potrebbe anche essere su quelli di Kronstadt. Esso ha uno stile, un fervore, una verità formale e vitale, distante un mondo intero dai falsi dei film di propaganda del servilismo sovietico. La sua opera racconta la condizione umana nella tragicità della storia, e si consegna alla grande arte di ogni tempo e luogo.

 

 

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