Recensioni

Pubblicato il 30 Settembre 2020 | da Valerio Caprara

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Mai per sempre

Mai per sempre Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Ai giorni d'oggi un un onesto e laborioso meccanico sta per coronare il suo sogno d'amore con la fidanzata ucraina. Purtroppo la malvagità del mondo irromperà dai recessi più oscuri e rimossi del passato.

2.3


Gli Ufo si guardano con stupore e piacere, specialmente quando sono amabili come quelli degli “Incontri ravvicinati” di Spielberg. E nel funesto panorama dell’attuale programmazione in sala assomiglia pressoché a un Ufo “Mai per sempre”, l’opera terza (e mezza) diretta e interpretata dallo stabiese classe ‘84 Fabio Massa reduce dal successo del meno estremo “Aeffetto Domino”: succede, infatti, che il nuovo film sceneggiato insieme a Demetrio Salvi e Diego Olivares sembra concepito in temeraria sintonia con due generi cruciali del nostro dopoguerra cinematografico: il melodramma popolare e il filone napoletano. Tale impressione non suoni, però, negativa per tre ragioni: ci vuole del fegato per concepire plot, taglio e toni ormai assegnati d’ufficio alla fiction televisiva e ci vuole ancora più fegato a rivolgersi senza inibizioni a un pubblico alla ricerca delle emozioni basiche; ma ci vogliono soprattutto passione e talento per fare sì che l’impresa sia convalidata dalle recitazioni efficaci e la confezione accurata. In modo che potrebbe risultare divertente per gli spettatori annotare come nel corso del tempo le tematiche copyright Nazzari-Sanson di “Catene”, “Tormento”, “I figli di nessuno” e quelle autarchiche di “Ergastolo”, “Core ‘ngrato” o “Monaca santa” si siano riconvertite nel carico da novanta che capita tra capo e collo allo sventurato (ancorché incarnato dal prestante e gioviale Massa) protagonista di “Mai per sempre”.

Dove l’onesto e orgoglioso meccanico si scontra con le malvagità del mondo per l’occasione compendiate da Massimiliano Rossi (che sembra godere inferocendosi a puntino), ex della sua attuale fidanzata ucraina (la sempre bella e duttile Yuliya Mayarchuk), mentre la trepida mamma (super Cristina Donadio) cerca di diradare le ombre del passato fidandosi a torto del compagno interpretato alla grande da Gianni Parisi. C’è tutto e di più: i borghesi malfidati, lo stalking, la disoccupazione, la malavita organizzata e l’immancabile richiamo al problema dell’immigrazione clandestina, però Massa riesce a svincolarsi dalla deriva kitsch per fare emergere la propria buona fede e la propria determinazione nonché, deo gratias, concentrarsi sulla ricerca delle inquadrature e il ritmo appropriati (molto bene il montaggio di Davide Franco), la messa a fuoco dei personaggi secondari e il rapporto non solo scenografico, ma anche psicologico tra il noir che avanza e i solari sfondi di Puglia e Campania.     

 

 

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