Recensioni

Pubblicato il 9 Luglio 2021 | da Valerio Caprara

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Madre/La terra dei figli/Io sono nessuno

Sperando di non essere assimilati a novelli donchisciotte, continuiamo a raccomandare il piacere di tornare a godersi il cinema sul grande schermo. Sarebbe infatti un peccato se, al di là del trauma Covid non ancora superato, pesasse sulla scelta un’ingiustificata prevenzione perché tra i titoli appena usciti o prossimi a farlo non mancano le belle sorprese, le opportune riproposte e qualche rilassante passatempo ideale per le arene estive all’aperto. In quest’ultimo campo sarà difficile imbattersi in un prodotto più ad hoc di “Io sono nessuno” firmato dalla strana coppia del regista russo Naishhuller, ex frontman del gruppo indie rock Biting Elbows esordiente dietro la cinepresa nel 2015 con il film “Hardcore!” e l’attore comico, sceneggiatore e regista americano Odenkirk reso popolare, tra l’altro, dalla serie tv “Breaking Bad”. Lo schema è quello super collaudato del film d’azione: il protagonista è un anonimo e tremebondo padre di famiglia abituato a chinare il capo davanti a qualsiasi prepotenza o umiliazione che però, in seguito a una disavventura particolarmente odiosa, rivelerà di custodire un passato e una personalità di ben altro spessore. Manna dal cielo per platee inclini allo scatenamento fumettistico-manesco, perché l’ex signor nessuno trasformato in giustiziere al contrario dovrà sostenere un seguito torrenziale di battaglie ferocissime come prescrivono le tavole della legge del popcorn-movie. Che dire? Si comprende il ciglio aggrottato del cineclubista, però come si fa a non apprezzare l’autoironia sparsa a piene mani sulle mazzate e le sparatorie e soprattutto a non scattare con l’applauso al momento dell’ingresso in campo di comprimari del livello dell’ottantaduenne Lloyd ex scienziato di “Ritorno al futuro” o il multiforme/musicista ovvero poliedrico/polistrumentista RZA?

Succede così (forse non a caso) che non si tramuti in un massacro cinefilo l’indiretto confronto con “La terra dei figli”, la cui uscita usufruiva e usufruisce ovviamente di un credito assai superiore: trasposizione ad opera di un regista di vaglia come Cupellini dell’omonimo graphic novel di Gipi, il film fa centro nelle ambientazioni ricreate tra la pianura padana, Chioggia e il Polesine, ma non imprime una svolta autarchica come avrebbe potuto e/o voluto al filone del fantasy post apocalittico. Non conta molto, in effetti, parafrasare ad uso del lettore tema e trama proprio perché lo svolgimento fluido quanto monocorde s’integra in un accurato lavoro espressionistico sui costumi e gli interpreti (tra cui fanno capolino i volti familiari in altri contesti della Golino e Mastandrea, peraltro meno efficaci dei più motivati Ferracane, Donadoni e Ravera), ma non risulta mai pienamente investito dalla carica di uno stile che, al massimo, può rivendicare un credibile collegamento con la migliore tradizione del cinema rurale alla Olmi, Bertolucci, Piavoli o Avati. Nelle more delle pessimistiche peripezie del Figlio e il Padre, personaggi scolpiti con l’accetta allegorica, i dialoghi martellanti dall’inizio alla fine sulla cattiva coscienza della società corrotta e avvelenatrice, per la gioia della profetessa ecologista Greta, del territorio su cui ha per troppo tempo comandato con irresponsabile arroganza, sembrano formare un reticolo di fili elettrici a cui non arriva la tensione sufficiente.

Da non perdere, infine, anche se non si è adepti del cine tempio coreano, l’epifania del thriller “Madre” (2009, ma rimasto inedito in Italia) dello stesso Bong Joon-ho oggi aureolato dall’eclatante e meritato trionfo di “Parasite”. Dove il personaggio in tutti i sensi dominante è, appunto, una madre –mai identificata con un nome- che è vissuta consacrandosi all’assistenza dell’ormai ventisettenne figlio demente. Una notte questo personaggio sgradevole eppure umano/troppo umano si caccia in un brutto guaio, ma mentre tutti considerano chiuso il caso, Madre interpretata da un’attrice colossale come Kim Hye-ja intraprende una serie d’indagini, mosse e manovre no-limits, sconvolgenti e spregiudicate. Il mondo poetico di Boon Joon-ho è più crudele e cupo di qualsiasi trattato nichilista à la page, ma la sua vera forza è il sapere inserirci a sorpresa uno sberleffo sarcastico tagliente come una lama dostojevskiana.

LA TERRA DEI FIGLI

DRAMMATICO/FANTASCIENZA – ITALIA 2021     

Regia di Claudio Cupellini. Con Leon de La Vallèe, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Valeria Golino  

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MADRE

DRAMMATICO – COREA DEL SUD 2009   

Regia di Bong Joon-ho. Con Bin Won, Ku Jin, Hye-ja Kim, Je-mun Yun, Jeon Mi-seon, Woo-hee Cheon

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IO SONO NESSUNO   

AZIONE – USA/GIAPPONE  2021 

Regia di Ilya Naishuller. Con Bob Odenkirk, Aleksey Serebryakov, Connie Nielsen, Christopher Lloyd, RZA, J. P. Manoux

  

  

 

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