Pubblicato il 28 Gennaio 2023 | da Valerio Caprara
0L’innocente
Sommario: A Lione Abel, trentenne problematico in ansia per la mamma decisa a sposare un malvivente, s’improvvisa detective in coppia con la migliore amica/innamorata ingarbugliandosi in una serie di mosse tra il goffo e lo spericolato.
2.8
Il cinema francese, al di là delle preferenze personali e delle mode cinefile, ha un’altra marcia. Divertendosi e per fortuna divertendo anche gli spettatori, l’attore e per la quarta volta anche regista Garrel si destreggia tra poliziesco e commedia romantica sciorinando in “L’innocente” le peripezie di Abel (lo stesso Garrel), trentenne in ansia per la bislacca madre Sylvie (Grinberg) decisa a sposare il piccolo malvivente Michel (Zem) che sta per uscire dal carcere. Dopo avere chiesto aiuto alla migliore amica e velata spasimante Clémence (Merlant), il protagonista, una via di mezzo tra Patrick Dewaere e Jean-Pierre Léaud, s’improvvisa detective ingarbugliandosi in una serie di mosse tra il goffo e l’astuto cadenzate da una serie di ping-pong verbali che valorizzano le immedesimazioni degli attori e accrescono la brillantezza dell’insieme. Ovvero un gioco dell’oca con continui cambi di casella che prevedono pedinamenti, inseguimenti, trappole e trucchi, amori appena nati e amori appena infranti e finanche una rapina in stile sottogenere “film del colpo grosso” a un prezioso carico di… caviale. Sulle strade e i tetti di Lione, per di più, il direttore della fotografia Poupard cesella bellissime luci bluastre perfette per gli scorci invernali, senza dimenticare il ruolo cruciale assunto dallo spettacolare acquario di La Mulatière. “L’innocente”, insomma, è un film di classe in cui niente è credibile eppure vogliamo credere a tutto: grazie anche alla sceneggiatura scritta dal regista insieme allo scrittore Tanguy Viel e alla colonna sonora che trae forza dall’estremo eclettismo (si va da Gérard Blanc a Gianna Nannini), alla fine sembra di avere visto un buon Lelouch d’annata.