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Pubblicato il 27 Marzo 2022 | da Valerio Caprara

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Licorice Pizza

Licorice Pizza Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: San Fernando Valley, California, Usa, anni Settanta. Il focoso cicciottello quindicenne Gary si prende una cotta esagerata per Alana, venticinquenne determinata ma ancora in bilico sulla 'linea d'ombra' esistenziale. Ancorché platonica e implausibile la relazione va avanti tra goffaggini, incidenti e situazioni grottesche. A contare di più, però, sono i revival delle mode, le canzoni e i sentimenti d'epoca che mescolano ironia e nostalgia.

3.8


Anni diversamente difficili, i quindici di Gary e i venticinque di Alana colti dalla cinepresa nel tempo perduto della San Fernando Valley: la stessa mega contea circondata dai rilievi delle Transverse Ranges a nord di Los Angeles dove è cresciuto il regista Paul Thomas Anderson. Il boy, adolescente grassoccio con foruncoli ci vive con la madre e il fratellino coltivando fantasiosi progetti di lavoro; la girl, sottile come un giunco ma bruttina afflitta da un naso esagerato, fa la sgamata ma in realtà naviga a vista preoccupando i genitori e le sorelle. Gary s’innamora pazzamente di Alana, Alana lo respinge: segue un classico tira-e-molla anche se Gary ha avuto l’idea di associare colei che con somma improntitudine definisce “la mia futura moglie” a un precario business di materassi ad acqua. Guardando “Licorice Pizza” non si potrebbero, innanzitutto, immaginare personaggi, toni e sfondi più distanti dall’Anderson del precedente e raffinato “Il filo nascosto”, eppure una minima continuità si trova collegandolo alla trilogia della San Fernando Valley (“Boogie Nights”, “Magnolia” e “Ubriaco d’amore”) che lanciò il regista oggi cinquantunenne a cavallo del 2000. L’aspetto più sorprendente del suo nono titolo risiede, in realtà, nell’essere riuscito a farlo sembrare un’opera prima, un film imperfetto ma fragrante, l’amarcord di una stagione appena trascorsa della vita: effetto a cui conferiscono credibilità la coppia di protagonisti debuttanti composta da Cooper Hoffman, figlio dell’attore feticcio del regista Philip Seymour Hoffman deceduto a soli 46 anni e Alana Haim, ex seconda chitarra e tastierista della band californiana Haim per cui Anderson ha girato numerosi videoclip. Perfetti nell’incarnare l’avventatezza e la goffaggine tipiche delle rispettive età di passaggio, l’uomo ancora troppo bambino e la donna ancora non troppo adulta corrono e si rincorrono attraverso episodi demenziali, riferimenti a programmi tv, riti giovanili e festicciole d’epoca con qualche timido accenno d’idillio scandito da una strepitosa colonna sonora di cui si riconoscono alcune famose cover nostrane.

Sono importanti, in quest’ottica, le sequenze ambientate in un ristorante alla moda di Los Angeles dove a quei tempi era facile incontrare le celebrities perché evidenziano l’altro tema del film e cioè la distanza esistente tra la mitografia e la realtà del mondo del cinema; tanto da farci capire che non stiamo assistendo solo a una love story implausibile e platonica, ma anche a una rievocazione delle mutazioni avvenute negli anni Settanta in quell’angolo degli Usa. E se il regista rimpiange i suoi anni verdi con un’indulgenza sconosciuta al Tarantino di “C’era una volta Hollywood”, non manca di prenderli in giro scatenando i due fossili hollywoodiani interpretati da Sean Penn (alias William Holden) e Tom Waits in un’assurda bravata oppure affidando a Bradley Cooper l’imitazione del produttore, parrucchiere dei divi ed ex marito di Barbra Streisand Jon Peters. In definitiva la cadenza di “Licorice Pizza” (il nome di una catena di negozi di dischi allora sulla cresta dell’onda) è talmente démodé nell’approccio, intermittente nel ritmo e sbrigliato nel susseguirsi di situazioni fuori di testa da mettere in grado gli spettatori interessati e motivati di percepire il gusto di un surrealismo light, l’eden perduto dei fumatori di spinelli e dei cultori dei romanzi complottisti di Thomas Pynchon.

 

LICORICE PIZZA

COMMEDIA SENTIMENTALE – USA/CANADA 2021, di Paul Thomas Anderson. Con Cooper Hoffman, Alana Haim, Skyler Gisondo, Mary Elizabeth Ellis, John C. Reilly

 

 

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