Pubblicato il 19 Settembre 2016 | da Valerio Caprara
0L’estate addosso
Sommario: Due ragazzi della Roma bene -lui abulico e agnostico, lei tutta casa & famiglia- uniti per caso in una vacanza a San Francisco, vengono "rieducati" alle gioie della vita libera, disinibita e alternativa da una coppia modello di gay locali.
1.3
Piccoli uomini (non) crescono. Per fronteggiare i concorrenti ammazzabotteghino ma salvaesperti alla Mostra di Venezia ci voleva un cinema italiano ambizioso, tosto, spiazzante e non è un caso che sia andata com’è andata (zero titoli e stroncature a pioggia) a causa dell’overdose di film basati sulle traversie di giovani nostrani alle prese con il classico episodio, preferibilmente vacanziero, d’iniziazione alla vita adulta che li cambierà per sempre. “L’estate addosso”, decimo film di Gabriele Muccino nuovamente profeta in patria dopo quattro sortite americane, s’è rivelato il più professionale e quindi il più ingannevole del lotto; anche perché nel mix realtà/finzione su cui si basa l’eterno –sempre legittimo, spesso gradevole, talvolta grandioso- ritorno del cinema nel mondo ardito e ardente dei teenagers, l’insinuante approccio mucciniano non si è fatto mancare proprio niente. Assistiamo, così, per la verità senza dovere sbirciare come capita in casi analoghi l’orologio, alla partenza di due rappresentanti più veri del vero della Roma bene, il diciottenne Brando abbandonato dagli amici a causa di un incidente in motorino e l’assai poco simpatica compagna di scuola Maria, per la liberale e liberata San Francisco dove saranno ospitati dai coetanei Matt e Paul. Non bisogna sospettare che questo incipit e il successivo, canonico sviluppo possano indispettire a priori recensori e spettatori fuori target, i quali, invece, avrebbero gioco facile nel richiamarsi ai nutriti elenchi di amatissimi teen-movie (escludendo Moccia, ma passando da Rohmer a Milius e perché no ai Vanzina).
In “L’estate addosso” –la canzone leitmotiv di Cherubini-Jovanotti prorompe guarda caso quando tocca all’inevitabile sequenza del ballo liberatorio tra i fornelli- l’italiano smidollato e l’italiana destrorsa (interpretati dal volenteroso Pacitto e la sexy Lutz) vengono rieducati dalla gioiosa coppia gay che sembra uscita da una campagna pubblicità & progresso all’ubriacante libertà e l’onnipotenza dei sogni, in una parola alle emozioni o almeno a come le intende una sceneggiatura retoricamente corretta a forza 10. In un abile contesto narrativo che in fondo non ne avrebbe bisogno, le forzature e gli stereotipi risultano, infatti, pletorici e invadenti, a cominciare dalla ragazza che si trasforma immantinente da suorina laica in una specie di porno-hippie, passando per i dialoghi troppo gridati e appesantiti da battute a effetto che avrebbero imbarazzato persino Jep Gambardella e finendo con il malcelato cinismo con cui l’autore finisce con l’avvolgere la sua comprensibile nostalgia canaglia.
L’estate addosso
Regia: Gabriele Muccino
Con: Brando Pacitto, Matilda Lutz, Taylor Frey, Joseph Haro
Commedia sentimentale. Italia 2016