Pubblicato il 16 Novembre 2019 | da Valerio Caprara
0Le Mans ’66 – La grande sfida
Sommario:
2.5
“Le Mans ’66 – La grande sfida” in Italia non avrà la strada spianata perché rievoca una memorabile corsa automobilistica vinta dalla Ford contro la Ferrari. Certo nel film c’è anche altro perché in fondo il tema principale è quello caro a una certa epica americana, la sfida contro se stessi prim’ancora che con i contendenti, l’agonismo costretto al rispetto delle regole, la sfida del singolo individuo contro la macchina industriale e del genio creativo contro le aride ragioni del business; però la passione motoristica dalle nostre parti non è propensa al fair play e il tifo per le rosse di Maranello, in particolare, assume volentieri toni virulenti. Peraltro Mangold, un regista assai eclettico e pragmatico, non ha avuto ovviamente alcuna cautela nel raccontare con dovizia di particolari come Henry Ford II, offeso dal rifiuto di Enzo Ferrari di vendergli la sua gloriosa scuderia corse, s’impegnò con tutte le sue forze e i suoi dollari ad allestire un team in grado di vincere la 24 ore di Le Mans del 1966. Segue la rievocazione della storia vera – ma nello spirito del filone sportivo hollywoodiano avrebbe potuto anche essere inventata- del caposquadra Shelby (interpretato dal trasformista per antonomasia Damon) incaricato di progettare e costruire un bolide imbattibile che s’affida a occhi chiusi al pilota Miles (interpretato dallo specialista di masochismo eroico Bale) talentuoso quanto arrogante.
Il tentativo drammaturgico di Mangold è quello di conferire al prototipo Ford GT40 una specie di personalità in modo che non si limiti a incarnare l’automobile, tra l’altro secondo molti esperti esteticamente sgraziata, dell’occasionale supremazia fordiana, bensì riesca a fungere, per così dire, da organo supplementare di tutti i personaggi che via via si fondono con la sua “anima” meccanica. Non si può sostenere, inoltre, che si tratti di un titolo per un’esclusiva fruizione maschile, considerando che le donne messe in secondo piano finiscono indirettamente con l’evidenziare ancora di più l’ego spropositato dei nuovi cowboy riciclati in assi del volante. In ogni caso mentre il carisma di quest’ultimi disposti a morire sulla pista è valorizzato dalle audaci angolazioni di ripresa, il montaggio serrato e adrenalinico e lo stile un po’ all’antica che utilizza poco i trucchi digitali riuscendo a mitigare l’effetto pubblicità per i marchi interessati, l’eccessiva lunghezza –sono 2 ore e 32 di proiezione- e una manciata di luoghi comuni sul versante psicologico non permettono a questo film sia pure accurato e aggiornato di ergersi al di sopra dei classici del filone capeggiati dal retorico e romantico “Grand Prix” e da “Le 24 ore di Le Mans” con il mitico McQueen e arricchiti più recentemente dall’ottimo “Rush” di Howard incentrato sulla rivalità tra Hunt e Lauda.
LE MANS ‘66 – LA GRANDE SFIDA
AVVENTUROSO, USA/FRANCIA 2019
Regia di James Mangold. Con: Matt Damon, Christian Bale, Caitriona Balfe, Jon Bernthal