Pubblicato il 27 Aprile 2017 | da Valerio Caprara
0Le cose che verranno
Sommario: Un film non travolgente ma perspicace ed autoironico.
3.3
Trentasei anni e già beniamina dei festival: la regista e sceneggiatrice francese Hansen-Love, premiata a Un Certain Regard di Cannes 2009 (“Il padre dei miei figli”), si è aggiudicata l’anno scorso l’Orso d’argento per la migliore regia alla Berlinale grazie a “Le cose che verranno” (“L’avenir”). Non si tratta di un film travolgente, però ancora una volta gli intenditori potranno ritrovarvi la raffinatezza, la perspicacia e l’(auto)ironia con cui il cinema d’oltralpe riesce a mettere a fuoco un’ampia e vivida gamma di personaggi intonati alle principali abitudini, psicologie e problematiche degli attuali trend societari. In particolare il quinto titolo della predestinata cineasta si diverte a punzecchiare la consorteria parigina ad alto reddito e pretensione intellettuale dei cosiddetti bobò (da “bourgeois bohème”, aggiornamento del classico epiteto radical chic), sciorinando le crepuscolari peripezie della sessantenne Nathalie. Interpretata dalla come sempre impressionante Huppert, ormai pressoché scarnificata nel fisico e blindata dall’assoluta padronanza dei mezzi espressivi, la protagonista è un’insegnante di filosofia nei licei colta al momento di un’amara resa dei conti esistenziale… Gli studenti che s’intestardiscono stolidamente a scimmiottare gli slanci sessantottini della sua impegnata giovinezza, la prestigiosa casa editrice per cui cura una collana che s’involgarisce alla bieca caccia del rendiconto commerciale, la madre ex indossatrice che diventa sempre più nevrotica e petulante e l’inappuntabile marito anch’esso docente che s’innamora di una donna più giovane e la lascia: la sconfinata libertà che le si apre davanti diventa paradossalmente una pena da scontare con l’annesso obbligo di constatare, in solitudine o con l’unica compagnia di una gatta obesa, la paurosa eco del tempo che di ora in ora si sfalda e si disperde.
Come se fosse stata ispirata dalle acute riflessioni del sociologo italiano Luca Ricolfi (“Perché siamo antipatici”), la Hansen-Love sotto l’impeccabile superficie intimistica inserisce anche un esile ma non banale coté politico, facendo capire abbastanza chiaramente come e perché il populismo – facilitato dal cinismo e il moralismo a buon mercato dei progressisti benestanti – abbia finito col sembrare l’unico antidoto alle angosce del presente.
LE COSE CHE VERRANNO
Regia: Mia Hansen-Love
Con: Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob
Drammatico. Francia/Germania 2016