Recensioni

Pubblicato il 18 Luglio 2025 | da Valerio Caprara

0

Le assaggiatrici

Le assaggiatrici Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario:

2.5


Con tutto il rispetto per il premiato romanzo da cui è tratto (ma si sa, le vie dei bestseller letterari sono più agevoli di quelle dei film), non è che l’impresa del regista Silvio Soldini suscitasse sulla carta attese spasmodiche. Benché, in effetti, sia notevole la vicenda reale ripresa da “Le assaggiatrici”, i fatti narrati non prevedono picchi spettacolari, la descrizione dei personaggi s’esaurisce in pochi tratti e le atmosfere della quotidianità di Hitler non prevedono grandi variazioni di tono della messa in scena. Riassumendo (ma non troppo, la trama come anticipato è esile) si rievoca l’ingrata mansione assegnata nel 1943 a sette donne tedesche giovani e sane di assaggiare tutti i piatti preparati dal cuoco prima che vengano serviti al Führer (che non si vede mai) asserragliato nel bunker soprannominato “Tana del Lupo” allo scopo di appurarne l’eventuale avvelenamento. In pratica sequestrate dalle SS per essere utilizzate alla stregua di cavie umane, le protagoniste -paradossalmente privilegiate perché devono abbuffarsi due volte al giorno mentre nel paese in guerra incombe la fame-  cercheranno nelle coatte dinamiche relazionali di superare differenze -c’è persino una nazista fanatica-, diffidenze e rivalità reciproche per garantirsi la speranza di sopravvivere… Nell’allarmante uniformità delle situazioni spicca l’intraprendenza di Rosa Bauer (Schlott), detta “la straniera” perché al contrario delle altre viene dalla metropoli Berlino, che guarda alla propria condizione con sentimenti contraddittori e a un certo punto intreccia addirittura un morboso rapporto erotico col nuovo e brutale comandante del quartier generale Ziegler (Riemelt). Soldini è un cineasta sobrio e lineare, doti confermate in questo film che per la prima volta lo distoglie da un’ambientazione contemporanea, però sviluppate come in sordina, irrigidite -fatto salvo il tragico guizzo finale- dall’elegante ma fosca gamma cromatica della fotografia di Renato Berta e soprattutto dall’intento di trasmettere un blando monito sul presente e un altrettanto blando omaggio alla tenace diversità femminile.

Condividi su
Share




Torna su ↑
  • Old Movies Project

    Old Movies Project
  • Film Commission

    Film Commission
  • Archivi

  • Facebook

  • Link amici