Pubblicato il 15 Aprile 2017 | da Valerio Caprara
1Lasciati andare
Sommario: Annoiato e depresso psicoanalista ebreo è trascinato da una giovane e squinternata personal trainer in una serie di disavventure grottesche.
2.3
Paolo Sorrentino lo fa spesso, ma il suo ruolo è, come dire, meno esposto. Toni Servillo in privato non teme rivali neppure in questo campo, ma non è affatto facile vederlo prendersi in giro per la durata di un film completo. La scommessa di “Lasciati andare”, opera terza del Francesco Amato del discreto “Cosimo e Nicole”, si basa quasi tutta sulle tonalità autocaricaturali che l’attore distilla di sequenza in sequenza e sulle bizzarre avventure che la sceneggiatura professionale di Francesco Bruni e Davide Lantieri gli ha confezionato addosso sulla falsariga di un Woody Allen messo a bagnomaria nel quartiere romano del ghetto. Rispetto all’overdose del genere comico-brillante che tenta, ahinoi senza consistente successo, di supportare gli incassi del cinema nazionale in una stagione comunque deludente, “Lasciati andare”, si distingue così per la classe del protagonista, ma anche per le motivate prestazioni del resto del cast, l’assenza delle pretensioni social-predicatorie di prammatica e l’agilità con cui in sottofinale addirittura s’azzarda il ritmo rocambolesco dello slapstick.
Fornito d’adeguata pancetta, l’ebreo poco praticante Elia è uno psicoanalista pigrissimo e annoiato che dedica scarse attenzioni ai suoi sbalestrati clienti e si è rassegnato al calo di tutti i desideri a cominciare da quello per la moglie Giovanna (Signoris), separata nello stesso appartamento diviso in due e trasformatasi in una sorta di premurosa mamma. Incipiente e inquietanti problemi di salute lo costringono di punto in bianco a intraprendere un programma d’allenamento che lo condurrà in uno dei luoghi che più odia al mondo, la palestra. Dove –e qui non si può dire che arrivi una svolta clamorosa- entra in rapporto non solo professionale con l’almodovariana personal trainer spagnola Claudia (Echegui) che, oltre a fargli scricchiolare ossa e muscoli nell’improbabile scalata a una decente forma fisica non manca di coinvolgerlo in una serie di situazioni tragicomiche. L’ex fidanzato ed ex carcerato della scombinata e coloratissima ragazza a un certo punto tende a rubare la scena a tutti ma, sia pure riciclato in un tipo o meglio tipaccio che comincia a stargli stretto, Luca Marinelli è così bravo, così degno del Gassman comico stile “I soliti ignoti”, da potere riuscire a domare come un esperto cowboy il frenetico rodeo delle macchiette. Come andrà finire, per la verità, non importerà molto al pubblico, però la qualità dei siparietti e i quiproquo non scende mai sotto il limite di guardia e, in particolare, gli sguardi, le posture, le inflessioni della voce di Servillo riscattano con la loro morbida e protettiva nonchalance gli stereotipi un po’ troppo usurati e le gag più deboli come quelle della refurtiva recuperata a mezzo ipnosi e le immancabili botte in testa chiamate a risolvere gli intoppi della suspense.
LASCIATI ANDARE
Regia: Francesco Amato
Con: Toni Servillo, Veronica Echegui, Carla Signoris, Luca Marinelli
Commedia. Italia 2017