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Pubblicato il 26 Febbraio 2024 | da Valerio Caprara

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La zona d’interesse

La zona d’interesse Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Da un romanzo di Martin Amis, l'agghiacciante descrizione della "normale" vita quotidiana della famiglia del comandante di Auschwitz insediata in un lindo villino adiacente ai lager.

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Gran Premio della giuria a Cannes e favorito nell’imminente corsa per il miglior film agli Oscar, “La zona d’interesse” mutua il titolo da un’espressione usata dalle SS per identificare il perimetro di 40 chilometri quadrati che circondava Auschwitz, il complesso di lager diventato il simbolo universale del progetto genocida nazista. Tratto solo in piccola parte dal romanzo dello scomparso Martin Amis e incentrato sulle memorie di Rudolf Höss, uno dei più zelanti esecutori della Soluzione Finale, il film del regista e sceneggiatore britannico Jonathan Glazer sviluppa l’dea che il fuori campo -cioè l’indicibile, tutto quello che non può essere rappresentato sullo schermo- riesca a rendere ancora più agghiacciante la descrizione della vita quotidiana della famiglia del Kommandant (Friedel) e di sua moglie (Hüller) insediata in un villino adiacente ai lager: le sequenze del film, pertanto, dovranno quasi sembrare le registrazioni di un glaciale reality show che lo spettatore è indotto a riempire mentalmente con tutto quello che ha già letto, visto e sofferto. Rispettando la convinzione del regista ebreo francese Claude Lanzmann, autore del documentario “Shoah” della durata di nove ore e mezza considerato sin dall’uscita nel 1985 un’opera fondamentale sia dal punto di vista storico che cinematografico, secondo il quale non si può testimoniare l’Olocausto se non attraverso il linguaggio documentaristico, l’occhio della cinepresa non guarda all’interno del campo di sterminio, mentre nell’edenica residenza ogni stanza è stata dotata di una videocamera gestita da remoto che cattura ogni minimo movimento degli attori: nessun punto cieco, poche inquadrature ravvicinate, raccordi sorprendenti, uno spazio-tempo di cui, grazie al lavoro sul suono della musicista Mica Levi assai influenzata dal compositore preferito da Kubrick György Ligeti, si percepiscono i sordidi rumori (rotaie cigolanti, crepitare di spari, grida gutturali, abbaiare di cani, ronzio dei forni) ignorati dagli Höss e i loro ospiti.

La chiave della messinscena che mira a trasformare in una sorta d’oscena assuefazione quella che la filosofa Hannah Arendt ha definito la banalità del male è tecnicamente virtuosistica, ma non priva di limiti perché ovviamente non riesce a mantenersi omogenea per l’intera durata del film ed è costretta a svelare l’artificio non appena decide d’incrementare le aperture su ciò che accade pochi metri al di là del tranquillo tran tran domestico. Se, insomma, funziona l’intento di rendere quella “normalità” ripugnante, per ciò che riguarda la disumana naturalezza con cui si comportano i carnefici nulla ci è in realtà risparmiato… Né il fumo perenne dei crematori, né il sangue sugli stivali, né le ceneri umane usate come fertilizzante, né i denti strappati dalla bocca degli internati con cui giocano i bambini ariani, né la cameriera che di notte nasconde un po’ di cibo dove saranno condotti i prigionieri adibiti ai lavori forzati, né gli spregiudicati traffici sessuali praticati clandestinamente da entrambi i padroni, né le posture degli scherani del tutto somiglianti a quelle assunte in centinaia di film di routine sui nazisti. “La zona d’interesse”, in conclusione, è un film nello stesso tempo importante e sconcertante, teso com’è soprattutto a traslare il fulcro del testo letterario originario nelle prodezze del dispositivo cinematografico… Magari è scomodo pensarlo e affermarlo ma si ha la precisa sensazione che Glazer, non avendo qualcosa di nuovo o di risolutivo da aggiungere sull’argomento, abbia scelto d’allestire una maxi installazione che avrebbe fatto la sua miglior figura in un padiglione della Biennale Architettura veneziana.

 

LA ZONA D’INTERESSE

DRAMMATICO – GRAN BRETAGNA/POLONIA/USA 2023

Un film di Jonathan Glazer. Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Ralph Herforth, Daniel Holzberg, Sascha Maaz, Freya Kreutzkam

 

 

 

 

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