Recensioni

Pubblicato il 1 Febbraio 2021 | da Valerio Caprara

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La serie del “Commissario Ricciardi”

La serie del “Commissario Ricciardi” Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario:

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A un passo dall’overdose, causata dalla Napoli così debordante sui nostri teleschermi da farci sognare una sorta di fermo biologico, arriva il conforto di uno sbirro vintage dall’espressione contrita e il ricciolo ciondolante sulla fronte. Le sei puntate che stanno trasponendo su RaiUno il ciclo poliziesco “Il Commissario Ricciardi” hanno, in effetti, il merito di non strafare, usando con prudenza & pertinenza atmosfere e scenografie dell’ambientazione anni Trenta e permettendo a un regista pratico e sanguigno come D’Alatri di curare un approccio più cinematografico della media delle fiction delle reti generaliste, nel senso della buona direzione degli attori, l’insistita attenzione ai dettagli e la credibilità di scene e sequenze esentate dagli usuali e stucchevoli obblighi promozionali e/o edificanti. Non era un risultato scontato nonostante la garanzia fornita (anche come co-sceneggiatore) dall’autore Maurizio De Giovanni, il Sansone del bestseller a cui non tolgono fortunatamente sorriso e lena gli invidiosi concorrenti che sognano di tagliargli se non i capelli, almeno i tasti del pc più prolifico del ventennio; tanto è vero che “Mina Settembre” (stessa ancorché meno felice genesi), secondo noi davvero indigeribile, non smetterà di procedere in parallelo nei prossimi week-end giocoforza casalinghi.

Il giudizio pieno è, ovviamente, rimandato a quando sarà conclusa la sestina, ma non tanto in base ai numeri dell’audience (è scontato l’ennesimo trionfo), bensì alla conferma o meno degli specifici elementi su cui non è sufficiente, neppure per la critica d’alto rango, cavarsela con la formula del mi piace e non mi piace. Riguardo al primo episodio, per esempio, è impossibile non ricordare le numerose versioni di “Il fantasma dell’Opera”, da quella muta del 1925 al musical del 2004, considerato che l’incipit avviene al San Carlo e il fantasma di un tenore sublime ma gaglioffo inizia ad apparire a Ricciardi dopo che è stato sgozzato in camerino. Di qui si dipanano il tema giallo dalle venature horror (con tanto di gemebonde visioni ectoplasmatiche) e quello sentimentale, non più deboli di quanto solitamente avviene nelle fiction casarecce che privilegiano il racconto dei fatti allo svolgimento degli stessi: in ogni caso il protagonista Guanciale –erede ideale dei Montalbano e dei Lojacono- se la cava bene nel ruolo di un antieroe sin troppo “anti” che con l’eterna pena incisa su espressioni e movimenti rischiava di penalizzare ritmo e suspense e sono altresì all’altezza Milo nel ruolo del fedele braccio destro e Servillo in quello del prete melomane e non troppo caricati (a differenza del vicequestore e l’immancabile femminiello) Ianniello, Sacchi e Schiano nei ruoli rispettivamente di medico legale, moglie del brigadiere e tata del solitario detective. Ben delineate, poi, contrariamente a quanto accade in prodotti consimili, anche le due attrici che incarnano –nei limiti imposti dalle prerogative cautelose e pudibonde del target- la scissione del desiderio maschile tra amore sacro e amore profano: la ragazza della porta accanto Maria Vera Ratti, insolita bellezza e carisma in ascesa e la già lanciata e versatile Iansiti alias la vedova emancipata e ammaliante. È infine giusto precisare che le lodi alle musiche ironiche e scandite di Pasquale Catalano e alla fotografia desaturata dalle predominanti tonalità grigio ferro di Davide Sondelli non valgono come cerotto di servizio, bensì come parti integranti del riuscito approccio registico.

IL COMMISSARIO RICCIARDI

GIALLO – SERIE TV ITALIA 2021

Regia di Alessandro D’Alatri. Con Lino Guanciale, Antonio Milo, Serena Iansiti, Maria Vera Ratti, Enrico Ianniello, Peppe Servillo.

 

 

 

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