Articoli

Pubblicato il 25 Marzo 2025 | da Valerio Caprara

0

La scomparsa di Eleonora Giorgi

La scomparsa di Eleonora Giorgi, avvenuta a settantuno anni per una crudele malattia, ha suscitato unanime cordoglio per come ha vissuto intrepidamente gli ultimi giorni di vita, ma la sua rilevanza nel mondo dello spettacolo non resterà circoscritta ai dati di una discreta filmografia. Debuttante sullo schermo all’inizio dei Settanta, infatti, diventa subito una starlet del cinema italiano che si rinnova scompaginando consolidate tendenze e gerarchie: un forte movimento di costume, influenzato dalle istanze libertarie sessantottine, che riguarda sia i generi cosiddetti alti, sia quelli bassi riservando non poche sorprese agli ancora numerosi habitué della sala. Bella, flessuosa, sexy e con due occhi azzurri sempre in bilico tra ingenuità e malizia, è perfetta nei ruoli dei film d’evasione e d’incassi che collegano la strada della commedia all’italiana a quella del nascente filone softcore, anche se in “Appassionata” di Gianluigi Calderone (1974), diventato nel tempo un cult, non si limita a fare sfoggio di nudi ma in complicità con la coprotagonista e amica Ornella Muti s’immedesima in un morboso intreccio familiare con un piglio ben più conturbante delle goliardiche esibizioni delle Fenech, Bouchet o Guida. Non veniva più, del resto, percepito e biasimato come “scandaloso” il percorso che la vede sempre più riconosciuta e apprezzata in titoli ad alto tasso erotico -da “Storia di una monaca di clausura” a “La sbandata”, da “Conviene far bene l’amore” a “Disposta a tutto”- oppure in posa nelle pagine traslucide di “Playboy”. Naturalmente non si possono azzardare paragoni diretti, però è utile ricordare che risalgono allo stesso periodo le sortite eversive di autori come Pasolini (il “Decameron” è del 1971) e Bertolucci (“Ultimo tango a Parigi” viene proiettato per la prima volta a fine 1972). La Giorgi, insomma, senza atteggiarsi ad artista pensosa e impegnata e coltivando nella finzione e nella vita uno stile spontaneo e solare rientra a pieno titolo nelle icone di quella decade di radicale cambiamento, in cui anche i primi e agguerriti presidi femministi applicano nei confronti dell’ondata erotica atteggiamenti complessi e tormentati, ma in ogni caso ostili al moralismo sessuofobico ancora persistente nella società dello spettacolo. La bionda ambasciatrice di questi gusti e umori  rischiosi e disinibiti anche quando rappresentati in maniera superficiale non resta, peraltro, ancorata al popolarissimo cliché e dimostra di potersi adattare anche a ruoli impegnativi e drammatici non sfigurando a partire da metà della fatidica decade in film come “Cuore di cane” di Lattuada, “L’Agnese va a morire” di Montaldo, “Dimenticare Venezia” di Brusati, “Un uomo in ginocchio” di Damiani, “Oltre la porta” della Cavani, “Inferno” di Argento o “Nudo di donna” di Manfredi. C’è però un sodalizio magico che fa la storia non solo per i cinefili devoti, quello con Carlo Verdone regista e partner in “Borotalco” (1982) e “Compagni di scuola” (1988). In particolare la Nadia vincitrice del David di Donatello per il ruolo della svaporata coprotagonista del primo -delizioso prototipo del filone cosiddetto “malincomico”- tramanderà per sempre su uno schermo grande, piccolo o mentale il suo carattere più vivido e la sua immagine più amata.

 

Condividi su
Share




Torna su ↑
  • Old Movies Project

    Old Movies Project
  • Film Commission

    Film Commission
  • Archivi

  • Facebook

  • Link amici