Pubblicato il 22 Marzo 2024 | da Valerio Caprara
0La sala professori
Sommario: Quando un alunno di origine turca viene accusato di essere l’autore di ricorrenti furtarelli, Carla, insegnante idealistica e zelante di una scuola media tedesca, si oppone ai processi sommari e decide di indagare in proprio per inchiodare il vero colpevole. L’azione dà però l’avvio a una devastante reazione a catena che la costringerà a sprofondare a poco a poco nella palude creata da lei stessa.
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Un film di rilevante qualità come “La sala professori” (candidato per la Germania all’Oscar per il miglior film straniero) è incentrato sul mondo della scuola, ma sarebbe triste che venisse relegato ad attrezzo da dibattito riservato alla buona coscienza di presidi e insegnanti. Si tratta piuttosto di un thrilling di caratura hitchcockiana sul leitmotiv del sospetto e un apologo sull’eterogenesi dei fini in cui le contraddizioni della società multietnica implodono a dispetto delle regole democratiche e le migliori intenzioni progressiste: la drammatica pentola a pressione rappresentata dal regista Çatak e lo sceneggiatore Duncker, infatti, potrebbe essere ambientata in qualsiasi società occidentale in cui i conflitti politici e culturali (anche quando esistono i meccanismi per gestirli) e l’invadenza inquisitoria dei social non sociali tendono sempre più spesso a diventare norma quotidiana. Grandiosa appare innanzitutto la trentaduenne Benesch nella parte della protagonista Carla, insegnante di matematica e di educazione fisica appena assunta in una scuola media: dotata di mentalità aperta e aggiornata esige il massimo dai suoi studenti ma nel contempo non condivide la linea di “tolleranza zero” dettata dalla dirigenza. Infatti quando un alunno di origine turca viene accusato di essere l’autore dei ricorrenti furtarelli, si oppone ai processi sommari e per scagionarlo decide di indagare lasciando aperte la sua giacca e la webcam del suo pc nella sala professori e raccogliendo così le prove che potrebbero inchiodare il vero colpevole. L’azione del tutto coerente alla personalità di Carla, un misto d’idealismo, zelo e impulsività, dà però l’avvio a una devastante reazione a catena che la costringerà a sprofondare a poco a poco nella palude creata da lei stessa. Piuttosto che un accumulo di proclami redentoristici con acclusa panacea retorica, “La sala professori” offre prospettive variabili su cosa è sensato e cosa non lo è, su chi pensa di agire per il meglio e chi intorbida per tornaconto personale le acque, sui personaggi che a turno e a furia di mosse maldestre passano dal campo del “giusto” a quello dello “sbagliato”. Nessuno è del tutto innocente (gli errori e i malintesi dei ragazzini si rispecchiano in quelli degli adulti) e ben poco può fare capo a un giudizio ideologico, fatta salva la consapevolezza di quanto risultino fragili nella drammatica imponderabilità dei fatti i principi astratti di volta in volta applicati, alterati o disattesi dai sistemi educativi: non a caso lo spettatore dovrà fare i conti con un doppio finale, ognuno col proprio senso e la propria conclusione. Il tutto ottenuto grazie alla durata densa e concisa, il montaggio che non lascia un attimo di tregua, i dialoghi serrati e mai casuali e gli spazi della scuola media interconnessi e perlustrati dalla direttrice della fotografia Judith Kaufmann nel formato 4:3 in cui veniva girato nel passato il cinema che in questo caso serve a comunicare l’impressione di una sorta di “cultura in vitro” delle cellule di un microcosmo che riguarda tutti noi.
LA SALA PROFESSORI
DRAMMATICO – GERMANIA 2023
Un film di Ilker Çatak. Con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Eva Löbau, Rafael Stachowiak, Anne-Kathrin Gummich, Michel Klammer, Sarah Bauerett