Recensioni

Pubblicato il 22 Ottobre 2023 | da Valerio Caprara

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Killers of the Flower Moon

Killers of the Flower Moon Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Il vice sceriffo “King” Hale è il diabolico stratega dello sterminio della tribù insediata nell'Oklahoma all'inizio anni Venti quando vi furono scoperti immensi giacimenti petroliferi; Ernest è il nipote reduce di guerra e Mollie la ragazza pellerossa amata, sposata eppure vittima delle tragiche contraddizioni di quest’ultimo. Attorno al terzetto vorticano le presenze dei nativi americani che muoiono quasi tutti prima dei cinquant’anni, spesso per mano dei bianchi predatori che li truffano in tutti i modi, sposano le loro donne per interesse e s’impadroniscono usando i mezzi più efferati di tutto quello che da sempre gli appartiene.

2.3


Tra i massimi cineasti viventi, Martin Scorsese segna il passo con “Killers of the Flower Moon” tratto dal libro “Gli assassini della terra rossa” del giornalista David Grann che difficilmente andrà ad aggiungersi alla lista dei suoi film di culto. Presentato all’ultimo festival di Cannes, dopo l’uscita nelle sale andrà su Apple Tv+, ma intanto le tre ore e 26 minuti di durata si sentono tutte a causa della narrazione compassata, il ritmo lento e irregolare e il montaggio non sempre puntuale che sembrano congegnati per indurre il futuro spettatore casalingo a mettere in pausa lo streaming quando sarà stanco o distratto. Ci vogliono, tanto per iniziare, un paio di prologhi tra spezzoni d’epoca e inserti di finzione per ambientare la trama nei primi anni Venti americani quando si scoprirono immensi giacimenti di petrolio in Oklahoma… È vero, com’è stato notato e scritto, che affiora prepotente il ricordo di “I cancelli del cielo”, ma lo sfortunato kolossal di Cimino riusciva a comunicare un tormento revisionista genuino, mentre la cupa saga di Scorsese si limita a ribadire, come peraltro aveva già fatto “Gangs of New York”, le radici più brutali e ferine della (contro)storia patria con tanto di dettagli di un cervello spappolato o della mano mozzata inquadrata dopo un’esplosione.

Il richiamo principale di “Killers…” sta ovviamente nei divi fedelissimi del maestro, ma anche su questo versante l’accumulo di carisma sbiadisce a causa del manierismo e il manicheismo con cui sono scritti i personaggi: l’allevatore e vice sceriffo “King” Hale (De Niro) è il diabolico stratega dello sterminio della tribù pellerossa insediata in quella terra prima ritenuta infruttuosa e poi diventata redditizia, Ernest (DiCaprio) interpreta il suo ambiguo nipote reduce di guerra un po’ sulle corde del Brando/Corleone di “Il Padrino” e Mollie (Gladstone, senz’altro la migliore del cast) la diabetica ragazza Osage amata eppure vittima delle tragiche contraddizioni di quest’ultimo. Attorno al terzetto vorticano i ritratti sbrigativi e patetici dei nativi americani che muoiono quasi tutti prima dei cinquant’anni, spesso per mano dei bianchi predatori che li truffano in tutti i modi, sposano le loro donne per interesse e s’impadroniscono usando i mezzi più biechi di tutto ciò che da sempre gli appartiene.

Certo si tratta pur sempre di un’opera di rango e più di una sequenza, grazie anche alla fotografia di Rodrigo Prieto, è scolpita con ricchezza espressionistica facendo ammirare a intermittenza la notoria abilità di cui ancora può giovarsi l’affabulatore: l’intrigo degno di Hitchcock in cui Ernest comincia ad avvelenare la moglie invece di curarla, la straziante morte di una bimba, la lugubre apparizione di un gufo simbolo di morte, i balli con le fiamme che rosseggiano dietro le finestre in stile “Via col vento” o l’insolita coda che racconta l’epilogo come un dramma radiofonico. Però, lo ribadiamo con dispiacere autentico, le scene del processo ostruiscono la fluidità dell’insieme e ulteriori segnali di cedimento e ripetizione affiorano nelle esplosioni e gli omicidi che si limitano a imitare i migliori gangster movie scorsesiani come “Mean Street”, “Quei bravi ragazzi” o “Casinò” senza potere contare sullo stesso parossismo fisico. Probabilmente c’è anche la mano del Di Caprio coproduttore nella tematica ambientalista che spunta qua e là anche a casaccio, contribuendo ad attenuare la potenza e l’originalità del processo involutivo assegnato al personaggio.

Bisogna, tutto sommato, riferirsi al gran finale perché proprio lì si ritrovano la spinta e l’energia mancate per quasi tutto il film. Non è un caso che sia il regista in persona a recitare le ultime parole, quasi per garantire –alla maniera di Orson Welles- la propria immedesimazione in ciò che ha appena raccontato: peccato, però, che pur avendo ancora molto da dimostrare, gli resti poco da mostrare. “The Killers…” è sempre cinema, però sempre meno film.

 

KILLERS OF THE FLOWER MOON

STORICO/GANGSTERISTICO – USA 2023 

Un film di Martin Scorsese. Con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Tantoo Cardinal, Brendan Fraser

 

 

 

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