Recensioni

Pubblicato il 4 Settembre 2023 | da Valerio Caprara

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Jeanne du Barry

Jeanne du Barry Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: L'ascesa nell'infida corte di Versailles di Marie-Jeanne Bécu, plebea originaria della Meuse diventata prima contessa du Barry e poi l'ultima favorita del re Luigi XV di Borbone detto il Beneamato

2.3


Marie-Jeanne Bécu, plebea originaria della Meuse diventata contessa du Barry e favorita del re Luigi XV di Borbone detto il Beneamato; Maïwenn, nata da una modesta famiglia di Seine-Saint-Denis, sposata sedicenne con il trentatreenne regista Luc Besson e diventata attrice e regista di rilievo: duecentotrentatré anni le separano e un film le riunisce. La seconda desiderava da tempo dirigere e interpretare la vita romanzesca della prima sia per raccontarsi in filigrana, sia per esporre un’anticonformistica concezione del femminismo in cui le donne possono mostrarsi più impietose degli uomini nei confronti delle altre donne. Scivolando, così, senza troppe forzature ideologiche tra i vizi e le (poche) virtù dei suoi personaggi, “Jeanne du Barry” riesce a suggerire plausibili connessioni con l’attualità senza sottomettersi alle consuete e facili analogie: più tendente al burlesco dei numerosi titoli affini (vedi le figlie del re assomiglianti alle sorellastre di Cenerentola), fa onore ai 22 milioni di euro del budget con stile e tecnica adeguati e rinuncia agli effetti digitali in modo che la grana della pellicola 35mm s’amalgami meglio alla sontuosità della pittura settecentesca a cui s’ispira. Il risultato è gradevole, ma non memorabile e la ragione va cercata negli sbalzi di cui il film soffre: tra gli aspetti positivi va annoverato lo spirito divertito e rilassato con cui conferisce alla protagonista -generalmente tramandata con lo sprezzante epiteto di “puttana del re”- il ruolo di spettatrice della corte sfarzosa ma dilaniata dalle lotte di potere e ingessata da un’infinità di assurde regole. Una valida idea della sceneggiatura firmata dall’autrice insieme a Lussi-Modeste è inoltre l’invenzione del personaggio del primo cameriere (Lavernhe) del re (Depp): testimone segreto della nascita di un inaudito quanto autentico rapporto d’amore, diventerà grazie alla flemmatica sottigliezza e all’umanità nascosta sotto la livrea il filo conduttore della storia. In ogni caso la quarantasettenne autrice, ancorché niente affatto conforme per età e portamento alla du Barry dell’epoca, si regala una pungente ripicca nei confronti della critica che tende a snobbarla nonostante il lusinghiero successo riscosso da titoli come “Polisse” e “Mon roi”: non è difficile, infatti, scorgere dietro gli splendori di Versailles (autentica location di gran parte delle riprese) gli ostracismi formali e sostanziali imposti alle donne mentre, al contrario, l’illustre partner offre l’immagine di una mascolinità rachitica che dovrebbe rappresentare la nazione in tutta la sua magnificenza e invece evidenzia l’agonia della monarchia assoluta.

Eppure il film fatica a comunicare suspense ed emozione, dà l’impressione di replicare più volte le stesse le situazioni e -come se per preservare le tonalità fiabesche dell’ascesa della favorita fosse necessario eliminare qualsiasi elemento spurio- la liaison non si concede alcun passaggio scottante e l’intesa sessuale tra i due, che ovviamente travalicava gli ordinari requisiti di bellezza, si esaurisce nel mostrare qualche languido bacio e timida carezza. I momenti migliori scattano, così, grazie ad alcune graffianti battute del dialogo (“È grottesco/No madame, è Versailles”) oppure a scorci come quello in cui Jeanne sale a tutta velocità la scalinata del palazzo per annunciare al re che l’austriaca Maria Antonietta, data in sposa quattordicenne al futuro Luigi XVI, le ha rivolto finalmente la parola (“«C’è molta gente oggi a Versailles») o quello in cui il re sul letto di morte scopre d’un tratto il volto deturpato dal vaiolo. Il fatto che una star di Hollywood come Depp, sempre attento alla propria immagine, abbia accettato d’incarnarsi nella maschera di cera del penultimo sovrano pre Rivoluzione, costituisce una delle riuscite di un film che tenta di esprimere una visione intensa e personale, ma rischia per eccesso di cautela d’iscriversi alla routine convenzionale.

 

JEANNE DU BARRY – LA FAVORITA DEL RE

STORICO-BIOGRAFICO – FRANCIA/GRAN BRETAGNA/BELGIO 2023 

Un film di Maïwenn. Con Maïwenn, Johnny Depp, Benjamin Lavernhe, Pierre Richard, Melvil Poupaud, India Hair

 

 

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