Recensioni no image

Pubblicato il 23 Settembre 2010 | da Valerio Caprara

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 Inception

 Inserire il seme dell’originalità d’autore nella superficie di un blockbuster è un’operazione temeraria: il rischio, ovviamente, è quello d’insabbiarsi sia nell’una che nell’altra direzione. Nel caso del regista e sceneggiatore Christopher Nolan, specialista in puzzle visionari (“Memento”, “Insomnia”, “Il cavaliere oscuro”), questo tipo di sfida è il sale del mestiere: tanto è vero che il giudizio sull’attesissimo “Inception” può prendere diverse sfumature, ma finisce sempre per tornare al clou della questione. Si tratta, in effetti, di un film concepito e realizzato a strati o meglio a cerchi concentrici, inseguendo le capricciose e ingannevoli volute dei sogni sulle cadenze dell’azione pura: come dire il gusto alla “Blade Runner”, “Strange Days” o “Matrix” connesso con piglio disinvolto ai moduli vintage di James Bond. Specializzato nella costruzione dei cosiddetti mondi paralleli, il quarantenne londinese tenta in questo modo d’aggirare la pigrizia del nuovo spettatore e inoculare la prediletta prospettiva labirintica in uno show cosmopolita e fragoroso.

C’è poco da dire sullo spunto narrativo che non sarà eclatante, ma almeno tiene coesa sulle due ore e quaranta di durata la dimensione tecno-avveniristica. Il tormentato ed esiliato Cobb, interpretato dall’ottimo DiCaprio, è il migliore nell’arte di rubare segreti dal subconscio delle vittime, preferibilmente potenti industriali. Un brutto giorno, però, il luciferino Mr. Sato (Ken Watanabe) resiste all’incursione allestita nel suo sonno e incastra l’antieroe: se Cobb vorrà rientrare negli States e rivedere i figli, dovrà prodursi nell’impresa inversa e cioè entrare nei sogni di un giovane ereditiero e instillargli l’autolesionistico proposito di smantellare la multinazionale del padre morituro. A questo punto la missione si fa dura, la squadretta degli “architetti del sogno” si rimette all’opera e, anche se il ricorso agli effetti speciali (computer grafica, riprese velocizzate, modelli in scala) risulta meno smodato del previsto, l’esplorazione dei diversi livelli onirici, con tanto di città e monumenti che si piegano o si dilatano, si sfrangia di continuo sino a saziare o confondere lo spettatore; il quale –difetto ben più vistoso- non troverà mai conforto in un briciolo d’autentica emozione. La crescente impossibilità, tragicamente postmoderna, di separare l’apparenza dalla realtà è un tema che potrebbe destabilizzare tutti ed è in questo senso deludente che il film si limiti a oscillare tra un facile riferimento mitologico (il filo d’Arianna) e un vezzo autoreferenziale (l’origine illusionistica del cinema).

L’astrattezza e la rarefazione dello stile non escluderebbero affatto, come dimostrano i succitati cult-movies, le rifiniture sulle psicologie e l’umanità dei personaggi: nel caso di “Inception”, invece, il metodo si fa contenuto e il conseguente supershow rischia d’assomigliare all’arte concettuale che conquista i mercati senza trascinarsi dietro uno solo dei fruitori.

INCEPTION

REGIA: CHRISTOPHER NOLAN

CON: LEONARDO DICAPRIO, MARION COTILLARD, ELLEN PAGE, KEN WATANABE, CILLIAN MURPHY

FANTA-THRILLER – USA/GRAN BRETAGNA

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