Articoli

Pubblicato il 13 Settembre 2020 | da Valerio Caprara

0

In morte di Alan Parker

Come accade spesso ai registi di grandi successi al botteghino internazionale, Alan Parker dovette subire molte critiche per “Fuga di mezzanotte” (“Midnight Express”) che nel 1978 ottenne 6 candidature e 2 premi Oscar (per la sceneggiatura di Oliver Stone e la colonna sonora di Moroder) nonchè 4 Golden Globe. La ragione -una sorta di anticipazione delle future campagne del politicamente corretto- stava nella descrizione spaventosa delle carceri turche che costituisce la parte più avvincente del film tratto da un episodio di cronaca vera: la tremenda avventura del giovane americano Billy Hayes che venne arrestato e incarcerato per contrabbando di hashish e condannato prima a 4 anni e due mesi di prigione e poi all’ergastolo. In realtà, esagerate o meno che fossero le brutali evocazioni del microcosmo carcerario in Turchia operate dal film, gli avvenimenti recenti sotto l’egida di Erdogan le hanno in qualche modo rivalutate e il film aveva e ha un ritmo, una sapienza spettacolare e una capacità d’immedesimazione nei risvolti thrilling della storia sufficienti per affermare il carisma del regista inglese classe 1944.

Già autore di apprezzati filmati commerciali Parker -deceduto ieri a Londra dopo una lunga assenza dal set dovuta a una grave malattia- diventa un’autorità in materia grazie alla serie di spot realizzati per la Cinzano con protagonista di lusso Joan Collins. Nel 1976 aveva gia diretto la gradevolissima commedia musicale di taglio grottesco “Piccoli gangster” ispirata alle guerre tra le bande dei boss mafiosi nella Chicago sotto il proibizionismo. Parker dimostra gia in questo esordio, impreziosito dalle musiche e i testi composti dal cantautore Paul Williams, di essere un grande appassionato della musica , del business che gli gravita intorno e di tutto il mondo composito e contraddittorio correlato alle personalità degli artisti. In effetti nel 1980 “Saranno famosi” (“Fame”) ottiene un altro vasto, caloroso e sicuramente meritato successo di pubblico e critica mettendo in scena i vari capitoli della dura lotta per l’affermazione professionale di un gruppo di studenti del rinomato istituto High School of Performing Arts di New York. Si può considerare, infatti, il film un classico del genere, non solo per la perfezione del ritmo e della coordinazione tra recitazione, colonna sonora e ballo, ma soprattutto per come conferma la capacità del cinema americano vintage di ritagliare i ritratti dei vari personaggi assegnando a ognuno di essi un’infallibile caratterizzazione sociale, umana, psicologica, sessuale.

Lungo tutti gli anni 80 Parker entra a far parte, così, di un periodo di stabilizzazione, vissuto da Hollywood al termine della rivoluzione estetica e politica promossa da sceneggiatori e registi del cosiddetto Rinascimento del cinema d’oltreoceano. È anche per questo che i suoi film vengono sempre attesi con grande interesse e considerati come appartenenti alla prima fila di un’industria ridivenuta dominante senza rinunciare alle nuove idee e ispirazioni anticonformistiche e in qualche caso addirittura eversive. “Spara alla luna” (1982) e “Birdy” (1984) rientrano proprio in questa categoria di titoli ambiziosi ma non troppo, professionalmente impeccabili ma sempre sospesi sul bordo, per altro assai scivoloso, che dividerebbe il cinema commerciale da quello d’autore. Fa senza dubbio eccezione “Pink Floyd the Wall” del 1982, la versione per il grande schermo scintillante e inventiva del fortunato concept album realizzato tre anni prima dal mitico gruppo musicale: secondo gli esperti, per di più, il film simboleggia l’apertura verso una nuova era per le rock bands che i Pink Floyd decisero di intraprendere, segnando, a loro dire, la nuova strada di realismo suggerita dalle filosofie esistenzialiste e da Jean-Paul Sartre.

Le caratteristiche di violento impatto stilistico, di presa viscerale sul pubblico e di inclinazione al sensazionalismo audiovisivo si esaltano in film decisamente meno validi come “Angel Heart – Ascensore per l’inferno” (1987), un pasticciaccio tra il giallo e il demoniaco e “Mississippi Burning – Le radici dell’odio” (1988), furibondo pamphlet antirazzista privo di sfumature e di connessioni narrative sorprendenti. Personalmente riteniamo Parker di nuovo all’altezza dei tempi migliori e corroborato da un’eccezionale sensibilità del racconto integrato nella musica nella versione cinematografica del musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice “Evita” (1996), uno show dell’ascesa e caduta di Eva, la “santificata” moglie di Peròn interpretata a 180 gradi da Madonna, sicuramente all’apice della sua discussa carriera da attrice. Diradatasi la sua filmografia alla fine degli anni 90, Parker è tornato a interessare pubblico e critica con “Le ceneri di Angela” (1999), una versione di grande linearità e crudezza dell’omonimo romanzo autobiografico di Frank McCourt che descrive con un inusitato vigore le condizioni di sofferenza delle famiglie di immigrati irlandesi di ritorno negli Stati Uniti dove erano nati. La sua bonomia e il suo garbo, però, sono forse tramandati ancora di più dei suoi titoli monstre da un piccolo e delizioso film del 1991, “The Commitments”, tratto dall’omonimo romanzo di Roddy Doyle e dedicato alle peripezie dolceamare di un gruppo di amici della classe operaia di Dublino fondatori di una band destinata ad una progressiva e malinconica autodistruzione a causa delle simpatie, le scontrosità, le rivalità e le diversità individuali dei talenti.

 

Condividi su
Share




Torna su ↑
  • Old Movies Project

    Old Movies Project
  • Film Commission

    Film Commission
  • Archivi

  • Facebook

  • Ultimi Video – Five – Fanpage

  • Ultimi Tweet

  • Link amici