Pubblicato il 7 Aprile 2019 | da Valerio Caprara
0Il viaggio di Yao
Sommario: Divo nero torna a Dakar ed è conquistato dal piccolo fan Yao che ha attraversato da solo mezzo Senegal per poterlo incontrare. Avendo deciso di riaccompagnarlo personalmente nel remoto villaggio da cui è fuggito, riscoprirà le amabili contraddizioni del proprio povero e contraddittorio, ma anche generoso e vitalistico paese.
1.5
Com’è buono il nero. Dopo l’exploit di “Quasi amici” il franco-senegalese Omar Sy non ha più recitato in titoli importanti, ma tant’è: la sua fortuna combacia ormai con la sua croce, ossia l’obbligo a incarnarsi in personaggi simili a fumetti che sono inevitabilmente destinati a funzionare come conduttori di messaggi non melensi, paternalistici e didascalici, di più. “Il viaggio di Yao” rientra, ahinoi, nel solito elenco con l’unica apprezzabile variante di non riservare per una volta al colosso d’ebano il ruolo di spalla dei colleghi bianchi: tornato, infatti, in occasione di un festival a Dakar, il suo paese d’origine, l’attore alter ego del protagonista s’affeziona a un fan tredicenne tanto da decidere di riportarlo personalmente al misero e remoto villaggio da cui era fuggito per incontrarlo. Va da sé che non solo la trama, ma addirittura ogni sequenza potrebbero essere agevolmente descritte prima che appaiano sullo schermo. Intenti nobili, simpatia tanta, sfumature poche, consistenza zero.
IL VIAGGIO DI YAO
COMMEDIA/DRAMMATICO – FRANCIA, 2018
Regia di Philippe Godeau. Con: Omar Sy, Lionel Louis Basse, Germaine Acogny, Fatoumata Diawara