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Pubblicato il 18 Settembre 2020 | da Valerio Caprara

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IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE

IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Molto amici, ma diversissimi per carattere, censo e abitudini, Arthur e César incorrono in un assurdo equivoco riguardante il rispettivo stato di salute che provocherà conseguenze grottesche e imprevedibili.

2.3


Senza perdersi in retorica, ma con un po’ di raziocinio è importante incoraggiare le sale di città e provincia che stanno riprendendo le programmazioni. Funestati da perdite vertiginose e condizionati dai (giustificati) sbalzi d’umore dei possibili fruitori nonché attenti a garantire rigorose misure di sicurezza, gli esercenti più coraggiosi fanno, infatti, sì che l’andare il cinema non diventi lo sbiadito ricordo di una scelta ormai appaltata per sempre alla casalinghitudine. In questo quadro per forza di cose particolare “Il meglio deve ancora venire” del duo Delaporte-De La Patellière è uno di quei film cosiddetti medi che ha tutte le qualità per promuoversi da solo: nel segno della commedia francese votata al piacere di un pubblico competente ma non intransigente si fa perdonare qualche difetto grazie all’andatura briosa, i dialoghi spiritosi, il tourbillon dei malintesi e degli equivoci e, scusate se è poco, l’impareggiabile classe del duetto d’interpreti. Vietato, in questo senso, fare paragoni con le performance di certi pur bravi attori nostrani spesso troppo ripetitivi, ammiccanti e condizionati dallo standard sbrigativo della neocommedia all’italiana. Luchini e Bruel, ispiratisi piuttosto ai modelli del buddy-movie alla Lemmon-Mattau, non hanno, invece, pudore nello sfidare lo spunto alquanto inverosimile del soggetto per sbizzarrirsi in tutte le piroette possibili della classica pochade mixata tra comicità e dramma.

Gli amici dai tempi del collegio Arthur e César che furoreggiano dalla prima all’ultima sequenza del film presentato alla Festa del cinema di Roma dell’anno scorso non potrebbero, in effetti, essere più diversi: il primo abitudinario, colto, riservato, pignolo, il secondo scapestrato, viveur, dongiovanni, bighellone cadono all’inizio in un assurdo malinteso che porta ognuno a convincersi della malattia mortale dell’altro. L’incubo di una morte precoce e l’ansia di recuperare il tempo perduto li scateneranno, così, in una grottesca rincorsa a soddisfare i desideri più inconfessabili dell’amico ritenuto all’oscuro della propria imminente sorte. La prevedibilità, come s’intuisce, è molto alta e i numerosi episodi non sono tutti dello stesso livello specie nel sottofinale che s’ingarbuglia in lungaggini superflue: una volta terminata la visione, peraltro, non ci si pente d’essersi fatti trascinare dal fuoco di fila dei contrasti e delle convergenze innescate a getto continuo da un’amicizia tanto improbabile quanto commovente.

 

IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE

Regia: Alexandre de la Patellière, Matthieu Delaporte

COMMEDIA – FRANCIA/BELGIO 2019  ***

Con: Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot

 

 

 

    

 

 

 

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