Pubblicato il 19 Marzo 2022 | da Valerio Caprara
0Il male non esiste
Sommario: Un pingue e dimesso padre di famiglia di giorno si dedica alle faccende domestiche e di notte esercita un’infame professione, una guardia carceraria si dà alla fuga perché dovrebbe sopprimere un condannato, un giovane si tormenta per avere ucciso una persona cara alla promessa sposa, una ragazza che vive nella ricca Germania va a trovare lo zio che l’ha segretamente convocata nella regione più brulla e solitaria del paese natio. Per descrivere emblematiche peripezie individuali nel contesto dell'attuale regime teocratico iraniano, ciascun episodio è correlato ai comportamenti di una variegata umanità alle prese con le proprie coscienze arrendevoli o ribelli.
2.5
Non sono numerosi gli exploit nel filone cosiddetto di denuncia, perché i toni sono spesso esagitati, i bersagli monocordi e la costruzione drammaturgica pretestuosa. Però è chiaro che l’andazzo non riguarda le cinematografie attive sotto la cappa dei regimi totalitari, tra cui spicca ormai da anni quella iraniana doppiamente sofferente perché la censura governativa non è solo politica, ma soprattutto confessionale. È dunque importante che gli spettatori –una volta depurati della sindrome del cinema buono solo se terzomondista- premino l’uscita di “Il male non esiste” che ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale del 2020 e si fa portavoce di un popolo che si oppone anche ricorrendo alla cultura e alle discipline artistiche in particolare. Gemellato al più noto in occidente Panahi, il quarantanovenne regista Rasoulof è stato condannato anch’esso più volte dalla “Corte rivoluzionaria” e nessuno dei suoi film è stato mai distribuito in Iran, ma ciò di cui ci occupiamo in questo caso riguarda il suo talento, la sua idea di cinema come thrilling sociale e la disinvoltura con cui dirige attori non sempre formati e smaliziati. In “Il male non esiste” l’ambiziosa durata di 150 minuti è giustificata dalla struttura a forma di puzzle che si compone e si frantuma nel corso di quattro capitoli, ciascuno correlato alle storie di una variegata umanità alle prese con le proprie coscienze e i propri comportamenti di volta in volta arrendevoli o ribelli. Così un pingue e dimesso padre di famiglia di giorno si dedica alle faccende domestiche e di notte esercita un’infame professione, una guardia carceraria si dà alla fuga perché dovrebbe sopprimere un condannato, un giovane si tormenta per avere ucciso una persona cara alla promessa sposa, una ragazza iraniana (interpretata dalla figlia del regista) che vive nella ricca Germania va a trovare lo zio che l’ha segretamente convocata nella regione più brulla e solitaria del paese natio… La formula un po’ ripetitiva della sceneggiatura e qualche segno di povertà estetica si ricompattano sul tema portante della denuncia della pena di morte, ancora vigente purtroppo non solo in Iran, mentre i valori del film rifulgono negli shock che invertono il corso lineare del racconto costringendo i personaggi alla scelta morale conclusiva e anche nello sguardo del regista che, smesso l’abito polemico, accarezza con amore appena può i paesaggi agresti di una nobile terra penalizzata dall’impossibilità di esercitare le libertà individuali. Attenzione a non fraintendere l’inserimento di “Bella ciao” a tutto volume nell’ora della fuga del militare in automobile: si tratta della versione cantata da Milva e dedicata alla protesta contro lo sfruttamento delle mondine (“Il capo in piedi col suo bastone/e noi curve a lavorar/ma verrà un giorno che tutte quante/lavoreremo in libertà”).
IL MALE NON ESISTE
DRAMMATICO – IRAN/GERMANIA/REPUBBLICA CECA 2020
Un film di Mohammad Rasoulof. Con Baran Rasoulof, Mohammad Seddighimehr, Zhila Shahi, Mahtbat Servati