Pubblicato il 15 Giugno 2019 | da Valerio Caprara
0Il grande salto
Sommario: Coppia di rapinatori di mezza tacca avviliti dai fallimenti e da un miserabile tran tran quotidiano viene ingaggiata per un colpo che dovrebbe finalmente garantirgli l'agognato "grande salto".
3.3
Un apologo amaro, sorprendente nei dettagli e recitato da attori che non replicano stereotipi trendy ma aggiornano i “soliti ignoti” di un desolato contesto romanesco. “Il grande salto” riesce, in effetti, a dare una scossa al lungo elenco delle ultime commedie nostrane anche quest’anno qualunquiste e moraliste (all’opposto di quanto ci hanno tramandato i leitmotiv dei Germi, Risi, Pietrangeli e Monicelli) sulla base della sceneggiatura firmata Costantini-Torre-Tirabassi che non s’accontenta della risata facile e salta spesso da un tono all’altro permettendo alla regia dello stesso Tirabassi di mescolare rabbia, sprazzi di tenerezza e torpida rassegnazione nelle gesta dei tragicomici protagonisti. Gli antieroi Rufetto e Nello –ovvero Tirabassi e Memphis già accoppiati nella fiction tv “Distretto di polizia”- qui sono, infatti, rapinatori incapaci e pasticcioni come lo erano i “Criminali da strapazzo” di Woody Allen: il primo vive a carico della moglie a casa dei suoceri, il secondo abita in un lurido scantinato dove nessuna donna vuole offrirgli conforto fino a quando il camorrista Ciletta non li arruola per un colpo facile facile che dovrebbe finalmente offrirgli la chance dell’agognato “grande salto”. In questa prima parte Imparato nel ruolo del suocero esasperato è il più bravo a dare la replica ai cialtroni, ma ben presto il destino, anzi il Fato come lo chiama pomposamente Nello perché ne ha sentito parlare in tv si prepara a sottoporli a un tour de force di peripezie votate al beffardo, al surrealistico e persino al vagamente blasfemo.
Avanti e indietro lungo la statale del Gran Sasso, dove non mancano i fulmini (letteralmente) a ciel sereno, un Abruzzo ruvido e démodé che sostituisce i soliti scenari cittadini, ospedalieri e polizieschi non sembra impietosirsi al cospetto della coppia d’imbattibili perdenti e, anzi, l’indirizza verso una catarsi finale degna dell’episodio “La nobile arte” del classico cattivista “I mostri” e adeguata alla loro sfiga cosmica. Non tutto, ovviamente, è oliato e perfetto, il ritmo talvolta zoppica e l’assenza di qualsiasi “captatio benevolentiae” che farebbe gioco sul pietismo degli spettatori può lasciare qua e là interdetti, però la scelta di non derogare dagli effetti contromano, dal cinismo e dal pessimismo paga doppio sul piano di un cinema che, sia pure restando nel campo dell’intrattenimento, non vuole essere confuso col chiacchiericcio buonista da talk show. Tirabassi non si gira, insomma, addosso e insieme all’indecifrabile, attonito Memphis ha chiesto per il buon peso a un gruppetto di amici e colleghi di apparire in cammei che incrementano, al pari della colonna sonora culminante nelle note mai più adeguate di “Che sarà” dei Ricchi e Poveri, il già alto tasso di rapsodia divagante e grottesca.
IL GRANDE SALTO
COMMEDIA, ITALIA 2019
Regia di Giorgio Tirabassi. Con: Giorgio Tirabassi, Ricky Memphis, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Gianfelice Imparato, Lillo.