Pubblicato il 4 Ottobre 2018 | da Valerio Caprara
0Il bene mio
Sommario: Rimasto solo in un paese evacuato dopo il terremoto, l'ispido e cocciuto sopravvissuto Elia si è autoeletto custode delle memorie e le identità del luogo. Nella casa in cui si è asserragliato a dispetto di intimidazioni e lusinghe inizierà a percepire gli inquietanti segnali di una misteriosa e occulta presenza...
2.5
Per gran parte del suo estroso percorso “Il bene mio” tiene alta la bandiera di una commedia autoctona adulta, qualitativa e capace di suggerire inedite atmosfere al di là dell’ordinario macchiettismo. Gli spunti della sceneggiatura, firmata dal regista Mezzapesa insieme ad Antonella Gaeta e Massimo De Angelis, sono infatti numerosi e intriganti nonché perfettamente aderenti al prolungato show di Sergio Rubini che nella parte del protagonista Elia si concede qualche esuberanza di troppo senza per questo perdere un briciolo dell’irresistibile carisma. Ancorché nei limiti di una produzione non certo confortata da un budget altisonante, il film s’afferma, infatti, soprattutto grazie al rigore e alla professionalità con cui il balletto guidato dalla pinocchiesca disarticolazione di Elia si appoggia alle basi di un realismo ambientale accattivante per approdare strada facendo alle voluttuose spirali di una fiaba contemporanea.
Solitario sopravvissuto a Provvidenza, paese immaginario dell’entroterra pugliese devastato dal terremoto, Elia non cede alle lusinghe né alle intimidazioni del cognato sindaco che vuole una buona volta farlo evacuare come gli altri: conservando come unici interlocutori il caro amico agente turistico Gesualdo e la volenterosa Rita che gli fa da vivandiera, l’ispido e cocciuto antieroe si è in pratica autoeletto custode della memoria e dell’identità di una comunità sradicata. Ma il fatto più importante è che a poco a poco sensazioni misteriose e indizi inquietanti fanno percepire strane presenze all’interno della casa… E’ un peccato che l’espediente finale, con tutto il suo seguito di storie e situazioni programmaticamente agganciate alla cronaca recente, non diano una spinta ulteriore al puzzle fisico-psicologico così bene costruito e che la progressione drammaturgica forzi i toni tragicomici del film, accontentandosi di abbozzare un’indignazione civile magari motivata, ma in qualche modo stridente rispetto alla poetica inadeguatezza rivendicata dall’eremita di Provvidenza. Al tirare delle somme, comunque, “Il bene mio” si conferma un buon film gratificato dalle ottime compartecipazioni di Abbrescia e Saponangelo, la fotografia di Giorgio Giannoccaro che rende ancora una volta giustizia al fascino dei set pugliesi e il montaggio di Andrea Facchini che rende meno evidenti i piccoli cedimenti buonisti in sottofinale.
IL BENE MIO
COMMEDIA DRAMMATICA, ITALIA 2018
Regia di Pippo Mezzapesa. Con: Sergio Rubini, Sonya Mellah, Teresa Saponangelo, Dino Abbrescia