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Pubblicato il 14 Ottobre 2024 | da Valerio Caprara

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IDDU – L’ULTIMO PADRINO**

Dopo alcuni anni di pausa torna a presentarsi al pubblico un film appartenente al filone mafioso, stavolta firmato dalla coppia di registi e sceneggiatori Grassadonia e Piazza che nei due titoli precedenti (“Salvo” e “Sicilian Ghost Story”) avevano messo a punto uno stile particolare, non sempre riuscito però coraggioso nell’utilizzare generi differenti, dal cinema d’impegno civile alla commedia e il mélo. Un mixage che è ancora più esteso in “Iddu”, passato recentemente in concorso alla Mostra di Venezia e già oggetto di qualche polemica in Sicilia dove, come recita una battuta del film, “è il ridicolo a uccidere, molto più delle pallottole”. Una boutade irridente tra Pirandello e Sciascia -o se si preferisce tra Rosi e Petri- utile, peraltro, allo spettatore per capire che sta guardando un apologo basato sull’alternanza di grottesco e turpitudine, malvagità metafisica e burocrazia collusa, storia e cronaca (alquanto reinventate, ma tutto sommato condiscendenti alla vulgata complottista). Al centro della trama campeggiano due personaggi esorbitanti: il sanguinario boss di Castelvetrano Messina Denaro (Germano con i canonici Ray-Ban a goccia) morto l’anno scorso cinque mesi dopo l’arresto avvenuto al termine di una lunghissima latitanza e il fraterno compare Antonino Vaccaro, ex sindaco intrallazzatore con cui il primo intratteneva fitti rapporti epistolari (i famosi “pizzini”), che nel film è napoletano, si chiama Palumbo per legittimare l’interpretazione di Servillo (con riporto di capelli rossicci) ed è appena uscito dal carcere. Emarginato dai giri malavitosi che contano e disprezzato finanche dalla famiglia, quest’ultimo viene contattato dai servizi segreti ovviamente dediti alle trame oscure affinché aiuti lo Stato a incastrare il padrino non appena si saranno verificate le condizioni politiche “giuste”. Il film, grazie ai suddetti ed estrosi cambi di tono -compreso quello esoterico del feticcio segreto soprannominato “u Pupu”-, le ellissi narrative, le musiche di Colapesce evocative di quelle storiche di Morricone e Carpi e le virtuosistiche acrobazie di cinepresa e droni in una Sicilia pour cause opprimente e priva di luce si fa seguire, non annoia ed è supportato dal mimetismo ai limiti dello sfacciato dei due grandi attori protagonisti: peccato, però, che il rimpallo continuo tra i due fili narrativi in cui è diviso (la miserabile vita da sepolto vivo del narcisista patologico Messina Denaro e le pantomime di Palumbo convinto di potere ancora una volta turlupinare pezzi grossi e notabili per salvare la pelle) non combacia mai del tutto, resta un po’ rigido e programmatico, spesso si slabbra e ha bisogno di didascalici “spiegoni”. Per non parlare dei personaggi di contorno un po’ troppo esili e dello spazio concesso all’entrata in scena dell’unica onesta (!) del tragicomico teatrino di pupi, la poliziotta Mancuso (Marra) ossessionata dalla brama di mettere le mani sul boss a dispetto dei suoi, ahimè macchiettistici, superiori.

 

IDDU – L’ULTIMO PADRINO

DRAMMATICO – ITALIA/FRANCIA 2024

Un film di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza. Con: Elio Germano, Toni Servillo, Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi, Antonia Truppo, Tommaso Ragno

 

 

 

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