Recensioni

Pubblicato il 28 Maggio 2017 | da Valerio Caprara

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I peggiori

I peggiori Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

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Corre il cinema “napoletano” e se ne compiace non solo il botteghino. Ultimamente, infatti, è diventato difficile tenere il conto dei film e le fiction etichettabili in tal senso (anche quando non lo sono dal punto di vista dell’impianto produttivo), ma la novità è che si avverte spesso il tentativo, più o meno fondato, di andare al di là degli stereotipi, di non limitarsi ai soggetti e i copioni scontati e di agganciarsi a opzioni creative innovative. E’ il caso di “I peggiori” del salernitano Vincenzo Alfieri, ragazzo terribile delle webseries, presentato in anteprima qualche giorno fa nel tripudio giovanilistico del Comicon, che s’immette di slancio nella scia di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, tenendosi nel contempo in stretto contatto con i fermenti suggeriti dal successo di “Smetto quando voglio” e “Song’e Napule”.

La prima considerazione che rende accattivante quest’opera prima è proprio quella di un amore pienamente dichiarato e dispiegato per i blockbuster di genere e quindi per i suddetti tentativi di trapiantarli a ragion veduta nell’immaginario nazionale: Alfieri non copia, bensì procede sulla strada di una strategia decisa a rottamare la micidiale alternativa tra l’offerta autoriale e il cinepanettonismo. Un giovane e ghignante critico-complice come Francesco Alò li ha già ribattezzati spaghetti-cinecomic: un po’ d’azione, un pizzico di sesso, effetti speciali alla buona, ibridazioni con i fumetti e/o la neo-commedia all’italiana, colonne sonore martellanti… C’è tutto questo –ancorché mischiato a svariate sgangheratezze di sceneggiatura e a qualche tono moralistico e giustizialistico di troppo in stile “Le iene”- nella storia dei fratelli Miele felicemente immigrati a Napoli, però a malpartito con carriera, soldi e dignità sociale nonché con la necessità di garantire un futuro alla vispa sorellina tredicenne. Così, per un bizzarro caso, l’archivista Fabrizio (lo stesso Alfieri) e il tuttofare Massimo (Lino Guanciale, fregolistico idolo sexy delle fiction Rai) si ritroveranno a indossare le maschere di Maradona e a replicare a pagamento operazioni più da Kick-Ass che da Batman casarecci, cialtroni, generosi e subito soprannominati dai social “I demolitori” in quanto implacabili (si fa per dire) nel punire le ingiustizie e le vessazioni compiute dai soliti furbetti ai danni del popolo verace. In chiusura, persino una sorpresa in forma di cammeo che rende omaggio alla mitografia di “Gomorra”. Collabora alla briosità dello spettacolo un cast ricco di attori perfettamente motivati, tra cui la perfida corruttrice Antonella Attili, la conturbante assistente sociale Miriam Candurro, l’impagabile, nichilistico e sarcastico Francesco Paolantoni e un Biagio Izzo finalmente inedito e davvero eccellente nelle vesti d’integerrimo e tenace commissario.

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