Pubblicato il 23 Marzo 2018 | da Valerio Caprara
0Hostiles – Ostili
Sommario: Stati Uniti, 1892. Un capitano dell'esercito sterminatore di pellerossa deve scortare un capo Cheyenne prigioniero dal Nuovo Messico al Montana. La dura legge della sopravvivenza farà nascere tra i due nemici un imprevedibile sentimento di solidarietà.
2.5
L’epigrafe iniziale tratta da Lawrence indurrebbe al cattivo pensiero di un western condannato al letto di Procuste del politicamente corretto, con la retorica dei nativi angelicati e i soldati blu demonizzati. Nel suo sviluppo ampio e solenne “Hostiles” ne subisce, in effetti, qualche colpo basso, ma il regista riesce per fortuna a fare prevalere nel complesso un piglio più eclettico in grado, per intenderci, di riannodare motivi e atmosfere che dai classici fordiani passano per la darwiniana ferocia di Peckinpah (“Sierra Charriba”) e arrivano al vibrante revisionismo di “Balla coi lupi”.
Eccoci, così, coinvolti nelle avventure del capitano Blocker (Bale), incaricato di trasferire il vecchio e agonizzante prigioniero Falco Giallo (Studi) dal New Mexico al Montana: l’ex sterminatore di pellerossa e il capo Cheyenne si sono odiati e combattuti, ma la pericolosa spedizione, giocoforza accumunati, in millecinquecento chilometri di lande selvagge prospetterà nuovi drammatici eventi, ma anche la nascita di baluginanti sentimenti di solidarietà umana. Nessuno è innocente, nessuno sfugge alla brutalità della lotta per restare vivi, insomma, mentre lo spettacolo a tratti s’esalta e a tratti si deprime grazie all’essenzialità (persino eccessiva) del racconto e dei (rarefatti) dialoghi, all’efficacia delle tipologie umane e ai sentimenti a esse collegati (fedeltà, violenza, traumi), alle acmi degli assalti e degli agguati e ai meravigliosi panorami rubati all’infinita vertigine dei grandi spazi americani. La sceneggiatura di Donald Stewart, morto nel ’99 a 69 anni, insiste certo sui tratti epici, sul sangue che imbratta corpi e anime, sull’autolesionistica guerra fratricida tra Cheyenne e Comanche, sulla donna che s’unisce al gruppo reduce inebetita da un massacro familiare, sulla musica di Max Richter che scandisce l’azione, ma a volte sembra anche rifugiarsi e confondersi negli echi della wilderness, dal soffio del vento ai nitriti dei cavalli. Ma la corda che risuona più dolorosamente sembra, però, quella crepuscolare: la nostalgia non è più quella di un tempo, neppure per gli ultimi studiosi e appassionati di quello che fu a giusta ragione definito “il genere per eccellenza del cinema americano”.
HOSTILES – Ostili
Regia: Scott Cooper
Con: Christian Bale, Wes Studi, Rosamund Pike
Genere: western. Usa 20