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Pubblicato il 26 Marzo 2010 | da Valerio Caprara

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Happy Family

“Sapessi come è strano/sentirsi innamorati/a Milano”… Il coraggio non manca a Gabriele Salvatores: non tanto perché pennella di romanticismo certi slanci del cuore di solito snobbati dal cinema firmato o perché cattura preziose atmosfere in filigrana all’identikit di una metropoli ansiogena e affannata; quanto perché abbandona le comode autostrade della produzione nazionale e imbocca con viva curiosità e pari convinzione i sentieri capricciosi di un gusto indipendente e internazionale. “Happy Family” è una commedia nutrita di simpatica follia, una ballata che gira volutamente su se stessa, un poemetto più umoralmente perplesso che sociologicamente corretto sui meccanismi che tengono in piedi le cosiddette famiglie allargate; a ben vedere, in fondo, la versione all’italiana dello svariante filone d’avanguardia promosso dai Wes Anderson (“I Tenenbaum”), Michel Gondry (“Se mi lasci ti cancello”, “L’arte del sogno”), Dayton e Faris (“Little Miss Sunshine”) o Marc Webb (“500 giorni insieme”). Un exploit reso cospicuo anche dal fatto che quando gli autori decidono di fare parlare in macchina i propri personaggi, facendoli rivolgere direttamente al pubblico “smascherando” la finzione, ne risultano quasi sempre film per noi indigeribili, pedanti e mosci. E invece –piccolo miracolo- tutto si potrà dire di “Happy Family”, tranne che si tratti di un film noioso o pretenzioso.

Forte di credenziali, per così dire, insolite per il cinema nostrano (la sceneggiatura di Alessandro Genovesi, già finalista al Premio Solinas e poi messa in scena dal Teatro dell’Elfo, adesso anche il romanzo in uscita presso Mondadori), la trama svela subito il proprio dispositivo e presenta un gruppetto di tragicomici personaggi in libera uscita dal computer del narratore Ezio. Vale a dire un Fabio De Luigi perfetto per il ruolo, una sorta di Grande Lebowski meneghino, il tipico bamboccione indeciso tra sogni e bisogni, asserragliato nel suo loft alle prese con un ipotetico film “artistico, ma che deve anche incassare”… Complice un incidente di bicicletta –che fa molto Milano verde-morattiana- viene catapultato in mezzo a due famiglie le cui caratteristiche sarebbe un peccato anticipare: basta garantire che Bentivoglio, Buy, Signoris, Abatantuono e soprattutto la deliziosa debuttante Valeria Bilello guidano uno straniato balletto fuori e dentro la finzione che può comunicare il blend un po’ detestabile un po’ commovente dei nostri tempi angosciati, disillusi, speranzosi, nevrastenici, competitivi, velleitari. Anche la città, ovviamente, prende parte a questa corsa verso una verità che non esiste, o meglio si nasconde nei dettagli, mostrando i suoi versanti di malinconica bellezza: aiutata in questo strip-tease figurativo dalle musiche dolcemente démodé di Simon & Garfunkel e dall’uso di colori-guida (rosso, giallo, verde ecc.) di volta in volta in accordo con le diverse fasi del racconto. Gli episodi in sé non sono tutti dello stesso livello, ma ciò che conta è l’umorismo aggraziato –ci sono persino i siparietti che dividono i capitoli, come nei vecchi film di Totò- col quale Salvatores confonde le etichette dei destini individuali, suggerisce a tutti noi esorcismi non fideistici bensì omeopatici e riesce a costringere la poesia a specchiarsi nei momenti giudicati più inadatti dal copione che qualcuno ci ha assegnato.

HAPPY FAMILY

REGIA: GABRIELE SALVATORES

CON: FABIO DE LUIGI, DIEGO ABATANTUONO, FABRIZIO BENTIVOGLIO, VALERIA BILELLO

COMMEDIA – ITALIA 2010

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