Pubblicato il 9 Marzo 2019 | da Valerio Caprara
0Gloria Bell
Sommario: Gloria è una cinquantenne divorziata di Los Angeles ancora attraente e non rassegnata alla solitudine e all'automutilazione psicologica, sociale e sessuale. Frequentando spesso un night club in cui dà sfogo alla sua passione per il ballo, incontrerà un uomo che potrebbe ravvivarne l'esistenza in tutti i sensi.
3.5
Impossibile non canticchiare alla fine di “Gloria Bell” l’esplosivo refrain della canzone di Tozzi (qui nella versione inglese della Branigan), così come è impossibile non convenire sulla superba prestazione della versatile Moore. Com’era noto agli addetti il regista cileno Lelio, attirato dalla chance di aprirsi le porte del mercato internazionale, ha rifatto a Hollywood il suo omonimo e premiato film di cinque anni orsono aggiungendo al titolo solo il cognome della protagonista, ma la buona notizia è che il trapianto non ha provocato traumi o tradimenti e si è, anzi, giovato del cast affidato ai motivati e sperimentati interpreti di lingua inglese. Il prezioso lavoro d’intaglio e dettaglio fisiognomico/fisiologico ruota sui tentativi di un’occhialuta impiegata losangelese separata dal marito e madre di due figli adulti di non rassegnarsi all’automutilazione affettiva, sociale e sessuale abituale tra le ultracinquantenni single: la costante frequentazione del night club in cui può soddisfare la grande passione per il ballo non ha, in questo senso, alcunché di morboso o squallido, bensì testimonia della sua determinazione e del suo coraggio, della sua volontà di non arrendersi al bon ton societario. Il valore non comune dell’introspezione psicologica e la fermezza con cui si evitano le forche caudine del moralismo rendono vivido e chiaroscurato il ritratto femminile nonché fluido e coerente lo sviluppo del film, soprattutto quando a Gloria si presenta la possibilità d’intrecciare una relazione finalmente appagante.
Molto perspicace è anche l’equilibrio con cui sceneggiatura e regia tratteggiano la figura dell’uomo con cui Gloria decide senza perdere mai il controllo di procurarsi calore, confidenza, svago e sesso. Interpretato alla grande da Turturro, Arnold non è uno gigolo o un fantoccio a uso di #MeToo bensì uno sfuggente e bislacco gestore di un parco giochi, reduce da un serio intervento chirurgico e in apparenza perfetto per imprimere una scossa al grigio trantran di entrambi: uno dei meriti del film sta anche nella naturalezza con cui non si censurano le scene osé senza peraltro mai cedere alla tentazione, considerata l’età degli amanti, di uno sgradevole compiacimento (la Moore, tra l’altro, è ancora in invidiabile forma e non sembra stravisata dalla chirurgia estetica). Ovviamente il film non sceglie di correre, esagerare con le scene madri (che pure non mancano), scatenarsi in ritmi che non gli sarebbero congeniali e il suo meglio risiede nelle pause e le parentesi “rubate” in cui davvero sembra che lo spettatore possa scrutare Gloria con un garbato voyeurismo e –quando vaga sola in casa, si spoglia e stende sul letto o canta a squarciagola in automobile- accostarsi a una personalità assolutamente normale, ordinaria eppure proprio per questo ricca di misteri che interessano poco o niente gli affamati di scoop al cinema o nella vita stessa.
GLORIA BELL
DRAMMATICO – USA 2018
Regia di Sebastiàn Lelio. Con: Julianne Moore, John Turturro, Sean Astin, Michael Cera, Alanna Ubach