Recensioni

Pubblicato il 14 Marzo 2016 | da Valerio Caprara

3

Forever Young

Forever Young Valerio Caprara
intrattenimento
regia
Scrittura
Recitazione

Sommario: Una carrellata di interpretazioni brillanti messa in bella calligrafia.

1.8


In linea di massima c’è sempre qualcosa che manca nelle commedie odierne, peraltro strabiche in partenza perché lo sguardo dei registi tende puntualmente a rivolgersi ai fasti dell’età d’oro databile –col puntello della chiosa “all’italiana”- tra la fine dei Cinquanta e quella dei Settanta. Per esempio in “Forever Young”, il film con cui il pifferaio magico del box-office Brizzi torna al cinema dopo una pausa letteraria, funzionano l’idea di partenza e qualcuno degli assoli convergenti nel leitmotiv della voglia matta d’essere e sembrare giovani a dispetto dell’anagrafe; guai, però, ad aspettarsi dall’intreccio uno scatto o una sterzata ricordabili nei giorni seguenti la visione. Vi si mette in bella calligrafia, infatti, la solita carrellata d’interpretazioni brillanti –qualcuna superiore alla media del maxigenere- che nell’ottica del brizzismo, dovrebbero catturare brandelli di realtà spicciola e restituirli sotto forma di situazioni e battute cattive quanto basta (a non scandalizzare, provocare e neppure spiazzare lo spettatore di passaggio).

Non sappiamo dire, così, se costituiscano veri complimenti assicurare che “Forever Young” fa ridere molto e spesso, grazie soprattutto alla straripante comicità di un impagabile Lillo Petrolo dj démodé incalzato da collega idiota ma imberbe; che Sabrina Ferilli conferma di avere ancora perfezionato la presenza scenica, conferendo al personaggio dell’estetista cinquantenne gratificata da un amante ventenne sfumature davvero notevoli; o che i cammei di Nino Frassica e Riccardo Rossi spezzano il tran tran del raccontino proprio perché carichi di quel ‘quid’ di cinismo paradossale che nel formato corale si disperde. Peccato che le gesta di Teo Teocoli settantenne invasato di smanie agonistiche o quelle del violinista pigro e mangione Stefano Fresi rifacciano suonare la campanella del compitino in cui, per di più, sembra che scenografia, costumi e fotografia siano stati ereditati, con appena una rinfrescata, dall’epopea adolescenziale di “Notte prima degli esami”. Certo le citazioni di musiche e canzoni sono particolarmente intonate alle nostalgie dei signori & signore che non… mollano, ma alla fine è obbligatorio convenire, San Dino Risi perdonaci, che siamo tutti bravi ragazzi: quelli veri e quelli finti sullo schermo, gli spettatori seduti in sala e più di tutti, ovviamente, il regista piacione e i suoi (com)piacenti sceneggiatori.

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