Pubblicato il 7 Dicembre 2022 | da Valerio Caprara
0Forever Young
Sommario: L'autrice mette in scena sé stessa quando a metà degli anni Ottanta frequentava la scuola gestita da Chéreau e Romans presso il Théâtre des Amandiers. Giovinezze ardenti, infatuazioni culturali, umori anarcoidi tramandano la fanatica dedizione e l’egocentrismo sfrenato di allievi e maestri quasi tutti drogati, emotivamente instabili, promiscui e preferibilmente gay.
1.8
Non riguarda la critica bensì la cronaca e la politica lo scandalo che accompagna l’uscita italiana di “Forever Young” (“Les Amandiers”), il film diretto dall’attrice e regista naturalizzata francese Valeria Bruni Tedeschi presentato all’ultimo festival di Cannes. Tuttavia è impossibile sorvolare sul fatto che mentre anziani maestri come Woody Allen o Polanski sono tuttora perseguitati dai commandos del #MeToo, il protagonista franco-algerino Bennacer, sotto inchiesta giudiziaria in seguito a varie denunce per stupro e violenze fisiche e psicologiche a danno di alcune partner, è stato prima protetto e poi difeso a spada tratta dalla regista sua attuale compagna nonché da molti incalliti giustizialisti per l’occasione convertiti alla presunzione d’innocenza.
Le vicende del film, peraltro, sono ricalcate proprio sui ricordi dell’autrice quando a metà degli anni Ottanta frequentava la scuola teatrale gestita da Patrice Chéreau e Pierre Romans presso il Théâtre des Amandiers a Nanterre: ne nasce un romanzo di formazione gremito di giovinezze ardenti, infatuazioni culturali e umori anarcoidi che rievoca i protagonisti con la loro fame di vita senza ritegni né regole. La parte iniziale, in effetti, fa simpatia e tenerezza per come esalta nel corso dei provini per l’ammissione la fanatica dedizione e l’egocentrismo sfrenato della quarantina di aspiranti quasi tutti drogati, emotivamente instabili, promiscui e preferibilmente gay come il carismatico maestro (Garrel, ex fidanzato dell’autoreferenziale Valeria); ma quando arriva il momento di dare più sostanza alla trama raccontando le prime disillusioni e le prime tragedie dei dodici prescelti che dovranno mettere in scena il “Platonov” di Cechov, l’atmosfera finora modulata sul leitmotiv dei vizi e vezzi bobos (ovvero “bourgeois-bohèmien”, il termine coniato per apostrofare i ricchi snob di sinistra) con annesso florilegio di strizzatine d’occhio tra habitué del giro (“sono su un set di Bertolucci”, “lo sai chi è seduta laggiù? Catherine Deneuve e mangia una bistecca”) imbocca di colpo la strada del melodramma mortuario. Ne fa le spese soprattutto la coppia principale impegolata in una relazione autodistruttiva: il tenebroso proletario Étienne (Bennacer), ricalcato su un altro ex dell’autrice, sempre intento a sballarsi e a strapazzare la compagna mano a mano che le overdose aumentano nonché incaricato di canticchiare a fil di voce “Guarda che luna” di Buscaglione nel sottofondo musicale e la ricca Stella (Tereszkiewicz), alter ego della Bruni Tedeschi dotata di villa con maggiordomo e avida di sensazioni forti che spesso sbraita, piange o si getta a carponi per terra perché ha paura di dissipare la giovinezza prima d’averla vissuta (si sono viste recitazioni migliori). Un ulteriore impaccio deriva dal fatto che mentre Chéreau e Romans sono identificati con i veri nomi, gli altri personaggi hanno nomi di fantasia facendo sì che persino il cinefilo francese (figuriamoci gli stranieri) trascorra il tempo cercando d’indovinare chi interpreta chi: Anaïs che schiaffeggia il maestro incarna la Denicourt o la Jaoui? L’artista maudit stroncato dagli abusi si chiamava Thierry Ravel? E chi sarà quello che ha la moglie malata di Aids e va a letto impunemente senza preservativo con tutte le ragazze del gruppo? Si finisce, così, demotivati e disinteressati anche perché le mitizzate arditezze del metodo Chéreau sono tramandate da battute di questo livello: “È la vita che dovreste rappresentare”, “Non è un passatempo recitare, è pericolo”, “Siate voi stessi!”.
FOREVER YOUNG
DRAMMATICO-BIOGRAFICO – FRANCIA 2022
Un film di Valeria Bruni-Tedeschi. Con Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescotm, Clara Bretheau, Vassili Schneider