Pubblicato il 19 Febbraio 2024 | da Valerio Caprara
0Finalmente l’alba
Sommario: La timida e dimessa Mimosa, che ha accompagnato la sorella maggiore nella Cinecittà anni 50, si ritrova per caso a fare la comparsa in un kolossal in costume. Verrà trascinata in una scorribanda notturna da un gruppetto di divi americani, aristocratici debosciati e anfitrioni locali capeggiato dalla carismatica e capricciosa protagonista Josephine.
2.5
Cita, omaggia, rilegge e trasforma molti e molto importanti classici italiani, eppure riesce a presentarsi come un film magari irrisolto ma in ogni caso inventivo e personale. “Finalmente l’alba”, l’unico film italiano in concorso disapprovato dal patriottico consesso dell’ultima Mostra di Venezia, arriva nelle sale sforbiciato (da 140 a 120 minuti di durata) ma ancora pronto a suscitare controversie e dibattiti. Sempreché gli spettatori accettino di confrontarsi con una trama sontuosa e complessa, magari grazie anche al fatto che per chi ci tenga è accluso un elogio della resilienza degli umili e la presa di coscienza delle donne. Non si tratta solo di un film nel film, ma addirittura di svariati film nei film corredati di altrettanti stili e musiche differenti, se non contrastanti, allo scopo di mettere in scena un romanzo di formazione non convenzionale in equilibrio tra l’antico e il moderno, il passato e il presente del cinema e la società italiane. Funziona da raccordo storico la rievocazione del caso di cronaca nera che nel ‘53 riguardò Wilma Montesi aspirante attrice e occasionale comparsa a Cinecittà trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica due giorni dopo una festa a cui avevano partecipato diverse personalità dell’alta borghesia romana. Ma in sostanza quelle che interessano il regista Saverio Costanzo, per fortuna senza comodi sostegni moralistici, sono le eterne componenti di seduzione e finzione che caratterizzano il dentro e il fuori della galassia cinematografica. In breve la tremula e bruttina Mimosa (la promettente Antonaci), che ha seguito nell’incipit la mamma e la sorella in una Cinecittà perfettamente ricostruita al tempo della mitica “Hollywood sul Tevere” viene ingaggiata a sorpresa come comparsa nell’ennesimo peplum ambientato nell’antico Egitto. Verrà trascinata in una scorribanda notturna nella capitale ancora credibile come Paese delle Meraviglie e poi in un villone di Capocotta che rimandano apertamente per il sentore inscindibile di vitalismo e morte alla sequenza clou di “La dolce vita” (ma ci sono anche “Roma”, “Toby Dammit” e “Bellissima” di Visconti, nonché beffarde rifrazioni di “La grande bellezza”) dal manipolo di divi americani, aristocratici debosciati e anfitrioni locali (tra cui spicca il mondano gallerista cesellato da Dafoe) capeggiato dall’irascibile protagonista Josephine (James), al cui termine la novella Alice -ricalcata sulla musa felliniana Giulietta Masina- saprà reagire e quindi acquisire un’identità e una consapevolezza. Allo stesso modo risulta pertinente la suggestiva eco della poesia che Pavese dedicò nel ’50 al suo ultimo amore prima del suicidio, l‘attrice americana Constance Dowling: “Le scale le terrazze le rondini canteranno nel sole/il cuore batterà sussultando come l’acqua nelle fontane/sarà questa voce che salirà le tue scale…”. Proprio le dense stratificazioni, esplicite o simboliche che siano, concorrono a rendere “Finalmente l’alba” una sintesi affascinante, anche se a tratti ingolfata, di un romanzo di formazione tra il realistico e il magico, un gioco di specchi dal retrogusto profondamente italiano e insieme internazionale.
FINALMENTE L’ALBA
DRAMMATICO – ITALIA 2023
Un film di Saverio Costanzo. Con Rebecca Antonaci, Lily James, Joe Keery, Rachel Sennott, Willem Dafoe, Alba Rohrwacher