Pubblicato il 21 Marzo 2023 | da Valerio Caprara
0Everything Everywhere All At Once
Sommario: A capo di una lavanderia a gettoni che cerca di mantenere a galla, l’immigrata cinese Evelyn dialoga con estrema difficoltà con il mite consorte e la figlia lesbica. Ma ecco che poco dopo l'incontro con un’iraconda agente delle tasse, si ritrova catapultata attraverso uno squarcio interdimensionale nel cosiddetto Multiverso dove coesistono le più svariate e sorprendenti versioni di sé stessa
1.5
Uno shaker audiovisivo folle e forsennato, un marasma di generi e toni in cui si alternano pulsioni nichiliste, melensaggini da soap per famiglie, gag demenziali e combattimenti di kung fu semi parodici. Il trionfatore assoluto dei recenti Oscar “Everything everywhere all at once” (“Tutto, ovunque, nello stesso tempo” che noi invece chiameremmo “troppo, sempre, troppo in fretta”) non è nient’altro che la malformata, ma altroché se fortunata, creatura concepita dagli autori per accreditarsi come manifesto esistenziale dei millennial fondendo a mezza cottura il cinema indipendente con il blockbuster d’azione e adattando i temi autoriali del primo ai canoni spettacolari del secondo. C’è chi ci si diverte un mondo in sintonia con tante recensioni e un passaparola entusiastico, ma per noi si tratta di un de profundis del cinema classico che non ha il coraggio di sostituirlo integralmente con quello (presunto) futuribile. A capo di una lavanderia a gettoni che cerca di mantenere a galla, l’immigrata cinese Evelyn (Yeoh, premiata non solo perché è brava, ma anche perché incarnata in un personaggio etnicamente corretto) dialoga con estrema difficoltà con il mite consorte e la figlia lesbica. Ma ecco che poco dopo l’incontro con un’iraconda agente delle tasse (la ex sexy Curtis, invecchiata e imbruttita e dunque vincitrice automatica dell’Oscar), si ritrova catapultata attraverso uno squarcio interdimensionale nel cosiddetto Multiverso dove coesistono le più svariate e sorprendenti versioni di sé stessa e di chi le è vicino: la posta in gioco si rivelerà soprattutto quella di scongiurare i piani distruttivi del cattivo dai mille volti Tupaki. Progetto tanto audace quanto furbo che i trentenni Kwan e Scheinert in arte Daniels sorreggono qua e là con uscite d’ingegno tra “Matrix”, Kubrick e Lelouch, ma che spesso si limita ad alimentare una filosofia da supermarket: i guai umani si possono risolvere solo fronteggiando tutti insieme l’angoscia che provoca negli umani l’inesplorata immensità dell’universo. Intristisce, insomma, che proprio un film ossessionato dalle vertiginose possibilità di connessione che ci sarebbero concesse al di là della condizione psicofisica limitata e transitoria si riveli a conti fatti così convenzionale e prevedibile.
EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE
FANTASCIENZA – USA 2022
Un film di Daniel Kwan, Daniel Scheinert. Con Michelle Yeoh, Jamie Lee Curtis, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan, James Hong, Jenny Slate