Pubblicato il 6 Ottobre 2016 | da Valerio Caprara
0Deepwater. Inferno sull’Oceano
Sommario: Ricostruzione realistica e senza (troppa) retorica del terrificante incidente occorso alla piattaforma petrolifera "Deepwater" nel 2010. Tre quarti d'ora finali al top del filone catastrofico.
2.5
Non è detto che per andare al cinema siano obbligatorie motivazioni inoppugnabili. Il genere catastrofico, in particolare, dagli anni 30 di “La fine del mondo” di Gance a oggi non fa che aggiornare la drammaturgia della catarsi, provvedendo a rassicurare gli spettatori sulle paure collettive che essi stessi nutrono e patiscono nella realtà quotidiana. Certo, poi ci sono notevoli differenze tra i singoli prodotti anche a causa dell’approssimazione e l’inverosimiglianza che molto spesso s’accompagnano all’obiettivo puramente spettacolare: “Deepwater”, però, riesce a distinguersi dalla routine dei blockbuster e a tenere a bada le tirate moralistiche sulla caccia irresponsabile al profitto e il ricorrente surplus mitizzato d’eroismo. Il regista Berg, uno specialista del ramo capace, per la verità, anche di firmare titoli trash come “Battleship”, si concentra, infatti, su un kolossal-verità che ci fa quasi credere d’essere confinati su una piattaforma petrolifera semisommergibile affittata dalla British Petroleum per trivellare il fondo del mare nel golfo del Messico. Inizialmente alquanto piano e dialogato, il film si fa tuttavia valere centrando la classica galleria dei personaggi che saranno a breve sottoposti a una tremenda prova di lotta per la sopravvivenza: dal ruvido boss del reparto elettronico interpretato da Mark Wahlberg al più giovane membro dell’equipaggio affidato a Dylan O’Brien, dall’icona Kurt Russell che incarna il responsabile delle installazioni offshore all’altro veterano per tutte le stagioni John Malkovich nello scomodissimo ruolo del manager della cinica multinazionale.
Superato con qualche difficoltà l’handicap delle eccessive ed eccessivamente complesse spiegazioni tecniche, la tensione monta progressivamente sino al punto giusto ovvero quello che innesca la frastornante apocalisse dei tre quarti d’ora finali: nel corso dei quali -un incubo a tratti pressoché insostenibile- il senso di terrore viscerale contrasta in ogni fotogramma il balsamo provvidenziale degli atti di coraggio e di destrezza andati a buon fine. Importa poco, a questo punto, che Berg abbia messo mano alla ricostruzione giornalistica (“Deepwater Horizon’s Final Hours”) del più grave disastro ambientale della storia americana suspense verificatosi nel 2010 a sud della costa della Louisiana: la riuscita del film sta tutta nel suo solido ancoraggio ai meccanismi della attivati dal gruppo di uomini normali che si ritrovano loro malgrado accomunati da una situazione d’emergenza. Tanto è vero che, assieme alla comprensibile epigrafe di denuncia civile e monito ecologista, sui titoli di coda sembra aleggiare lo stesso sentimento di desolazione umanistica e storico sconforto che è la più vivida prerogativa dei capolavori del cinema di guerra.
DEEPWATER. INFERNO SULL’OCEANO
Regia: Peter Berg
Con: Mark Wahlberg, Kurt Russell, Gina Rodriguez, Dylan O’Brien
Catastrofico. Usa 2016