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Pubblicato il 23 Dicembre 2024 | da Valerio Caprara

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Conclave**/Una notte a New York***

In alternativa ai cinepanettoni un tempo dominanti, tocca al filmone a tutta suspense: inserito tra i riti pantagruelici “Conclave” costituisce un’occasione per non stravaccarsi ore intere nelle case. Infatti il fanta thriller tratto da un romanzo di Robert Harris e basato sulle macchinazioni che si scatenano mentre il conclave (dal latino “cum clave” ovvero letteralmente sottochiave) è riunito in Vaticano per eleggere il nuovo Papa fornisce tutto ciò che serve in circostanze simili: un’ambientazione sfarzosa, recitazioni al top, colpi di scena a manetta e una serie di riferimenti all’attualità tirati per i capelli a cominciare dalla concione declamata da una suora femminista (Rossellini). Il personaggio guida -un po’ sulla scia dei detective che imperversano nelle serie tv- è incarnato da Lawrence (Fiennes) ovvero lo stanco e dubbioso cardinale assai vicino al segretario di stato del defunto pontefice, l’integerrimo Bellini (Tucci) che ne sarebbe il naturale successore. Come di prammatica nel filone alla “Codice da Vinci” i due fuoriclasse della sfumatura (ancorché doppiati) dovranno incrociare le armi più disparate, da quelle dialettiche a quelle lobbystiche e finanche quelle infami, con i concorrenti porporati tra cui il nigeriano Adeyemi (Msamati), la cui ostilità verso i gay irrita i progressisti bergogliani (manca però l’aggiornamento sulla recente battuta del vero Papa sulla “frociaggine”), l’esagitato Tedesco (un Castellitto ahinoi grottesco) che inveisce contro le aperture liberali e vuole ripristinare la messa in latino e Tremblay (Lithgow), il camerlengo apparentemente imparziale che a causa dei suoi modi obliqui suscita sospetti generali. Allo spettatore è comunque opportuno ricordare che chi cercasse un’indagine obiettiva sui meccanismi interni della Chiesa o sulla spinosa questione dello smarrimento della fede farà meglio a rivolgersi altrove. Infatti il regista di mestiere Berger d’intesa con lo sceneggiatore Straughan, nonostante la verbosità dei dialoghi talvolta involontariamente comici per eccesso di astio anticlericale, si diverte e ci diverte a sciorinare  le elaborate liturgie materiali e procedurali della Santa Sede riservando, peraltro, il massimo rilievo al pittoresco e all’aneddotica. Se la materia di base del film può essere inscritta nel novero del cinema religioso-spirituale, non è ovviamente il caso di abbozzare paragoni non diciamo con Dreyer, Bergman o Pasolini, ma nemmeno con gli sfrontati Moretti e Sorrentino di “Habemus Papam” e “Young Pope”.

Impossibile imbattersi in un film più diverso: “Una notte a New York” si svolge tutto in un ambiente tutt’altro che suggestivo (l’interno di un taxi), i protagonisti sono solo due e la regia si limita a gestire i dialoghi in campo e controcampo ricorrendo spesso alla tecnica dello split screen. L’esordio dietro la macchina da presa della sceneggiatrice Christy Hall non è tuttavia quel mattone che si potrebbe a questo punto supporre perché grazie alla semplicità e la sobrietà del dispositivo diventa meno cervellotico e più avvincente l’espediente narrativo di mettere a estemporaneo confronto le confidenze di due sconosciuti. Per recarsi a Manhattan dall’aeroporto newyorkese JFK ci vogliono circa tre quarti d’ora ma, com’è ben noto a residenti e turisti, la variabile del traffico può spesso allungare a dismisura i tempi: in questo piccolo ma elegante film il tassista Sean Penn e la passeggera Dakota Johnson -costretti a convivere sino a notte fonda a causa degli ingorghi- finiscono per intavolare una conversazione sempre più densa gestendo gli attacchi, le schivate, le pause, le finte proprio come fanno gli schermidori. Tra il cinquantenne divorziato e la trentenne smarrita, forse a causa del senso d’isolamento aleggiante sulla situazione o dell’effetto ipnotico indotto dal prolungato percorso, il rimpallo dei temi del lavoro, la famiglia, l’età, l’amore e il sesso risulta abbastanza efficace sia per quanto riguarda gli effetti epidermici, sia per quelli più corposi. Il giudizio mai come in questo caso dipenderà dalla reazione individuale: si può infatti apprezzare il gioco di cesello psicologico oppure respingerlo sicuri che nella vita reale davanti alle ingerenze dell’autista qualsiasi cliente dopo cinque minuti avrebbe cambiato taxi.

CONCLAVE

THRILLER – USA/GRAN BRETAGNA 2024

Un film di Edward Berger. Con: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto, Lucian Msamati, Carlos Diehz, Isabella Rossellini

 

UNA NOTTE A NEW YORK

DRAMMATICO – USA 2023

Un film di Christy Hall. Con: Sean Penn, Dakota Johnson

 

 

 

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