Recensioni

Pubblicato il 7 Luglio 2022 | da Valerio Caprara

0

COME PRIMA/IL PARADISO DEL PAVONE

Realizzare un film a basso budget non è un merito, ma neppure un demerito: dunque “Come prima” va giudicato senza inopportuna rigidezza, ma neppure paternalistica indulgenza. Liberamente trasposto dall’omonimo romanzo a fumetti del francese Alfred (pseudonimo di Lionel Papagalli), coprodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma e diretto dal trentanovenne parigino Tommy Weber, è ambientato a fine anni Cinquanta e incentrato sull’incontro-scontro tra due fratelli dal carattere e il vissuto incompatibili. Fabio (Di Leva), ex camicia nera ripudiato dalla famiglia, è riparato da diciassette anni in Francia dove tira a campare nel giro della boxe gestita dalla malavita, mentre André (Folletto), maestro elementare comunista, lo cerca e trova a Dieppe con l’intenzione di riportarlo nella natia Procida al funerale del padre (forse) defunto. Un tema abbastanza frequentato che anche a causa delle limitate risorse produttive rischiava l’irrilevanza, ma che invece riesce a impreziosirsi grazie all’asciuttezza e leggerezza dello stile e i raccordi in flashback ereditati con intelligenza dalla tecnica del fumetto. Affatto negativo risulta, per esempio, il ricorso al formato ridotto delle inquadrature perché così sembra che i congiunti si dibattano come insetti in una teca rendendo i caratteri, le idee e i rimpianti molto “fisici” (non a caso i due fanno spesso a botte), nonché le varie tappe del viaggio –ancora un nostos, un ritorno a casa però minato dall’ostilità e sempre sull’orlo della separazione- meno aneddotiche o pittoresche di quanto si potesse temere. Weber deve tutto, ovviamente, alla tenuta dei due attori napoletani a cui sono affidati sia il lavoro duro dell’immedesimazione, sia quello più sottile del portato metaforico e se Fabio/Di Leva con la sua frustrazione che genera brutalità risalta maggiormente è solo perché il suo ruolo è strutturato meglio di quello toccato al partner André/Folletto con la sua riluttante voglia di riconciliazione. Di fatto -e qui sta il senso del versante allusivo della storia- entrambi sono stati danneggiati nel profondo dell’animo e tentano di guarire uscendo dal buio dei rispettivi pregiudizi. Il film, in definitiva, è una potente riflessione sulla fratellanza costretta a resistere ai colpi del destino, come in fondo suggeriscono gli stessi protagonisti quando sussurrano (in versione Dalida) la celebre canzone evocata dal titolo.

Purtroppo mentre “Come prima” dimostra la volontà di smarcarsi  dalla prassi del cinema d’autore all’italiana, stanno invadendo il mercato una marea di film che sembrano decisi a farlo ulteriormente sprofondare. Metti il caso di “Il paradiso del pavone”, terzo lungometraggio della romana Bispuri già autrice degli ostici “Vergine giurata” e “Figlia mia”: disintegrando la liturgia di un pranzo di famiglia sul litorale romano, l’obiettivo sarebbe quello di fare emergere il disagio che angustia pensieri e comportamenti dei personaggi e per estensione della società attuale. Peccato che la forma e il contenuto, lungi dall’accostarsi alle satire antiborghesi bunueliane  o alle angosce dei classici bergmaniani, suscitano l’impressione di un’immane pretensione e quindi di un autentico ‘rigor mortis’ narrativo: succede così, infatti, che un film dalle velleità corali si risolva in una sfilza di crisi individuali piene di primi piani perplessi, silenzi turbati, confessioni estemporanee o gesti rabbiosi, peraltro anch’essi sottoposti a surgelamento sistematico. Una procedura che pretenderebbe d’interrompersi solo nei momenti, si fa per dire, top come quelli dell’outing lesbico dell’arcigna decana (povera Sanda), delle spregevoli performance di (tutti) gli spregevoli maschi o del monologo assegnato alla Rohrwacher ormai assurta al rango d’interprete fissa del poeticismo bispuriano. Il colmo del grottesco involontario si raggiunge, però, nella scena del funerale del pavone Paco, l’ospite più insolito (e stolido) fracassatosi al suolo perché ha le ali ma non sa volare. Afferrata la metafora?

 

COME PRIMA

DRAMMATICO – ITALIA/FRANCIA  2021   ***

Un film di Tommy Weber. Con Francesco Di Leva, Antonio Folletto, Miriam Candurro, Hugo Dillon, Gianluca Gobbi, Massimiliano Rossi

 

IL PARADISO DEL PAVONE

DRAMMATICO – ITALIA/GERMANIA  2021   *

Un film di Laura Bispuri. Con Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Fabrizio Ferracane, Leonardo Lidi

 

 

 

Condividi su
Share




Torna su ↑
  • Old Movies Project

    Old Movies Project
  • Film Commission

    Film Commission
  • Archivi

  • Facebook

  • Ultimi Video – Five – Fanpage

  • Ultimi Tweet

  • Link amici