Pubblicato il 10 Luglio 2023 | da Valerio Caprara
0Animali selvatici
Sommario: Quarantenne ex emigrato in Germania ritorna nel suo paese in Transilvania e ritrova una serie di congiunti malmessi o traumatizzati e di residenti ignoranti, incattiviti e xenofobi
1.8
Il titolo italiano “Animali selvatici” è alquanto oscuro come quello originale (“R.M.N.”, come risonanza magnetica nucleare e/o acronimo di Romania), eppure racchiude il senso di un apologo contemporaneo che intende repertoriare le pulsioni, tutte orribili e tutte conflittuali, ahinoi endogene in un ipotetico paese montano della Transilvania. Il programma del regista rumeno acclamato dai festival Cristian Mungiu, che a partire dalla Palma d’oro vinta a Cannes nel 2007 con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”, prende di petto la storia passata e presente della sua nazione, è stavolta quello di consegnare al pubblico il referto di una comunità in cui ignoranza, xenofobia, razzismo e paura, immersi perennemente in una disperante contrapposizione di punti di vista, favoriscono inevitabilmente sbocchi di atroce violenza. Il film si basa sul reticolo di tracce impresse da un quarantenne ex emigrato in Germania che al suo ritorno ritrova una serie di congiunti disastrati -dal figlio traumatizzato da una ricorrente allucinazione al padre pastore affetto da narcolessia- e di residenti uno peggiore dell’altro, dalle minoranze ungheresi e tedesche affatto integrate ai preti vigliacchi, dagli sprezzanti ricercatori stranieri agli immancabili nazionalisti infuriati. Si vedono un po’ troppo le cuciture della tela metaforica: la strategia, innegabilmente abile, consiste nel seminare svariati indizi per dare l’impressione a forza d’insinuazioni e ambiguità della vastità tentacolare (e quindi irrisolvibile) della posta socio-politica in gioco, ma questa strategia alla fine si rivela artificiale, il mero risultato di un calcolo. Agli esteti del neorealismo miserabilista, tuttavia, piacciono enormemente le inquadrature frammentate o sdoppiate con il montaggio che di conseguenza esaspera il ritmo irregolare della narrazione, ma per gli stessi fruitori l’apoteosi è costituita, al contrario, dal piano sequenza di diciassette minuti dedicato all’assemblea in municipio in cui prendono (malamente) la parola ben ventisei membri della comunità: un pezzo di bravura senza stacchi imbastito da virtuosistiche profondità di campo, messe a fuoco variabili e sovrapposizioni di voci che viene volentieri designato come garanzia di capolavoro. S’accomodi chi gradisce.
ANIMALI SELVATICI
DRAMMATICO – ROMANIA/FRANCIA/BELGIO 2022
Un film di Cristian Mungiu. Con Marin Grigore, Mark Blenyesi, Judith State, Macrina Bardaleanu, Orsolya Moldován