Recensioni

Pubblicato il 18 Luglio 2025 | da Valerio Caprara

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Il maestro e Margherita

Il maestro e Margherita Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario:

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Nuova trasposizione dell’omonimo romanzo postumo di Michail Afanas’evič Bulgakov, “Il maestro e Margherita” (edito in Italia da Einaudi) è un kolossal di grandi e fondate ambizioni che non riesce, però, come accadde in misura minore alla semplificata versione italo-jugoslava del ’72 con Ugo Tognazzi, a rendere piena giustizia alla complessità del capolavoro letterario. Il regista Michael Lockshin, nato nel 1981 negli Usa e cresciuto sia negli Usa che in Russia, ha avuto notevole fegato ad affrontare sulla base dello script di Roman Kantor un romanzo ritenuto inadattabile per lo schermo, un labirinto di vicende sospese tra paranoia e allucinazione e di metafore soprannaturali intersecate ad ambientazioni realistiche ma certo, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, i temi del romanzo — censura, potere, conflitto tra oppressione e libertà — hanno moltiplicato le proprie prerogative allarmanti e profetiche. Non a caso, così, “Il maestro e Margherita” prima di spiccare il volo internazionale, nonostante l’uscita più volte posticipata, le pressioni da parte della censura, l’oscuramento da parte dei media e i duri attacchi dell’establishment è diventato uno dei film con il maggiore incasso di sempre in Russia. L’incipit è superbo con il giovane scrittore protagonista travolto dallo scandalo suscitato nella cupa Mosca staliniana dalla sua sovversiva pièce teatrale su Cristo e Ponzio Pilato e in cui l’apporto dello scenografo si esalta spostando le azioni dei personaggi negli ambienti, le strade, i palazzi, i teatri, i tabarin incorniciati dallo stile monumentale anni Trenta. La scintilla inattesa scocca, però, grazie all’incontro con Margherita, misteriosa straniera sposata e bellissima con cui intreccia una rovente passione, l’imprevedibile quanto irresistibile spinta alla creazione di un nuovo romanzo in cui compare la figura enigmatica di Woland ovvero il diavolo venuto con la sua banda di criminali a smascherare l’ipocrisia e la depressione imperanti in città -in cui gli slogan comunisti coprono la deboscia dello stile di vita “borghese” riservato alla nomenklatura- e a seminare un caos allo stesso tempo apocalittico e nichilistico, grottesco e liberatorio. Peccato che nella sua durata eccessiva (oltre due ore e mezza), ma in fondo obbligata perché il romanzo è ancora più stratificato ancorché con assai maggiore armonia, il film si faccia via via più magniloquente e sovraccarico di citazioni (da Ejzenštein al Coppola di “Magalopolis”), disseminato di elementi di magia nera e horror nonché di effetti speciali e incroci spazio-temporali non sempre congrui La trama, a conti fatti, si contorce in una sorta di metafora comparativa tra comunismo e cristianesimo, in cui gli uomini che non credono ideologicamente in un’entità divina finiscono per acclararne l’esistenza a causa dell’apparizione e le imprese dell’eterno “antagonista” satanico fino a convincersi che Dio e il Diavolo sono due facce della stessa medaglia.

 

IL MAESTRO E MARGHERITA

STORICO-FANTASTICO – RUSSIA 2024

Un film di Michael Lockshin. Con: August Diehl, Evgenij Tsyganov, Yuliya Snigir, Claes Bang, Yuri Kolokolnikov, Aleksey Rozin

 

 

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