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Pubblicato il 14 Ottobre 2024 | da Valerio Caprara

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JOKER: FOLIE À DEUX*/LA STORIA DEL FRANK E DELLA NINA***

Peccato. In assenza di una sceneggiatura solida e incisiva, il sequel “Joker: Folie à deux” non riesce ad andare al di là di una sorta di laboriosa postilla del prototipo pluripremiato. La trama inizia due anni dopo gli eventi messi in scena nel film precedente, con Arthur (Phoenix, ridotto pelle e ossa) che langue nel manicomio criminale in attesa del processo per gli omicidi commessi sotto l’identità di Joker nel corso dell’insurrezione scatenata a Gotham City. Grazie all’incontro con Harley (Lady Gaga), un’altra internata, scocca la reciproca scintilla destinata ad accendere il fuoco di una serie di numeri musicali, tra i quali il repertorio di “Spettacolo di varietà” di Minnelli è particolarmente citato proprio perché il leggendario mantra “The world is a stage/The stage is a world” dovrebbe diventare anche il credo del Joker. È lo spunto da cui si dirama il prolungato versante processuale che cerca di comunicare una riflessione sul fenomeno della giustizia-spettacolo e un dubbio sulla scissione della personalità del protagonista superstar: è davvero posseduto da un doppio demoniaco-terrorista o è soltanto uno showman che esaspera le proprie mattane per un fine utilitario? Non a caso nella metropoli simil-New York sempre più sordida e decadente folle di fanatici assediano il tribunale chiedendo il rilascio dell’uomo nuovamente assurto a icona del loro disfattismo malsano… Allo spettatore sembra di sprofondare in un musical drogato dalle amfetamine del rancore e la frustrazione delle masse non garantite che non appare, però, convincente nonostante la splendida compilation che spazia da Brel ai Bee Gees e Bacharach e l’innegabile know-how estetico di Phillips e del direttore della fotografia Sher: da “Folie à deux” si sprigiona, piuttosto, una sconcertante sgradevolezza perché via via vi emerge la mancanza d’idee ed energie ispiratrici all’altezza delle ambizioni. Compreso l’arruolamento sprecato di Lady Gaga, carismatica quando canta ma sempre ai margini di un film che nelle due ore abbondanti di durata sembra interessato sempre e solo ad Arthur/Joker, alla sua dimensione coatta e claustrofobica, alle analisi all’acqua di rose dei suoi intoppi psicoanalitici, all’intenzione del regista e del cosceneggiatore Silver di sottrargli l’ambigua aura di sobillatore populista conferitagli dal capolavoro di cinque anni fa.

Che film fiabesco, rapsodico e un po’ schizzato è “La storia del Frank e della Nina” a cui potrebbe attagliarsi la temeraria etichetta di commedia punk all’italiana. Ce lo propone con contagioso trasporto Paola Randi, la regista milanese che si è fatta valere con titoli fuori standard come “Into Paradiso” e “Tito e gli alieni”: più che una narrazione tradizionale scorre davanti agli occhi dello spettatore una ballata piena di spunti visivi e transfert emotivi che supporta alternando sequenze a colori e in bianco e nero i due leitmotiv dell’amore per i propri personaggi e quello per la letteratura e l’arte evocato da un florilegio di citazioni, dai film culto “Miracolo a Milano” e “Harold e Maude” ai romanzi di Calvino e le opere d’arte di Yayoi Kusama. Il piacere di raccontarla viene paradossalmente assegnato alla voce fuori campo del graffitista soprannominato Gollum (Monti), che in scena non parla perché le parole gli s’inceppano in gola però riempie di scritte con la bomboletta spray le mura di Milano: la sua grama vita di emarginato cambia decisamente quando incontra il coetaneo Frank (Teneggi), bohémien dai capelli ossigenati scappato di casa e dalla madre (Ferzetti) e soprattutto quando quest’ultimo s’innamora della ragazza madre rom Nina (l’ex amica geniale Nasti, bravissima), anch’essa fuggiasca da un truce marito un po’ troppo stereotipato. Si formerà, così, un gruppuscolo di dropout autodefinitosi “Il combo” che vorrebbe aprire le serrature dell’età con un ingenuo tocco di magia, ma più che altro esprime e pratica la ricerca di un’identità e una solidarietà umane negategli in partenza dallo svantaggiato stigma sociale… L’elemento peculiare del film sta peraltro nelle ricognizioni dell’opulenta metropoli, in qualche modo protettiva ancorché svariante tra i profili dei palazzi Gescal di Sesto San Giovanni, le stazioni di Porta Garibaldi e la Centrale, la Circonvallazione esterna, le ex acciaierie Falk, il Politecnico, l’Idroscalo e i grattacieli futuristici del centro, tutte location utili per tracciare i percorsi per nulla convenzionali degli inseparabili sognatori, come li definisce la Randi con evidente omaggio ai vagabondaggi parigini in stile Nouvelle Vague. Ogni tanto la regista perde il controllo dello spartito, la voce fuori campo è eccessiva, ma nelle immagini vibra sino alla fine il sentimento empatico e la sete di futuro espresse dalle ottime performance dei tre folletti di periferia.

 

JOKER: FOLIE À DEUX

DRAMMATICO/MUSICAL – USA 2024

Un film di Todd Phillips. Con: Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Zazie Beetz, Brendan Gleeson, Ken Leung, Catherine Keener

 

LA STORIA DEL FRANK E DELLA NINA

COMMEDIA – ITALIA/SVIZZERA 2024

Un film di Paola Randi. Con: Gabriele Monti, Ludovica Nasti, Samuele Teneggi, Anna Ferzetti, Marco Bonadei, Bruno Bozzetto

 

 

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