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Pubblicato il 28 Settembre 2024 | da Valerio Caprara

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Campo di battaglia ** – Limonov**

Dalla Mostra di Venezia sbarca quasi in diretta nelle sale cittadine “Campo di battaglia” di Gianni Amelio, cineasta fervido e talentuoso ma non sempre all’altezza del consolidato favore della critica. Stavolta il film, sceneggiato con Alberto Taraglio sulla base del romanzo La sfida di Carlo Patriarca, rievoca il carnaio della Prima guerra mondiale correndo il rischio di confrontarsi con una lista straripante d’illustri precedenti come “La grande illusione”, “Orizzonti di gloria” “La grande guerra” o ”Uomini contro” ma cercando di stabilire nessi significativi con i risvolti più oscuri della contemporaneità. Un’idea coraggiosa che Amelio non riesce secondo noi a gestire sino in fondo, prima optando per uno stile minimalistico sin troppo algido e personaggi schematici, portatori di messaggi piuttosto che rifiniti sul piano umano e psicologico e poi azzardando una seconda parte slegata, una sorta di protesi narrativa in balia di atmosfere di vago sentore gotico-visionario. In prossimità della fatidica ritirata di Caporetto, Stefano (Montesi) e Giulio (Borghi) sono due amici d’infanzia che lavorano come ufficiali medici nello stesso ospedale militare perseguendo con cocciuto rigore due visioni opposte del dovere e sviluppando, manco a dirlo, anche una scontata attrazione reciproca: il primo, imbevuto di valori patriottici lotta contro i disertori, smascherandoli quando s’imboscano o auto mutilano, mentre l’altro, al contrario, cerca d’impedire in tutti i modi che i poveri coscritti vengano rispediti in trincea. Amelio risulta più a suo agio quando il film si situa nelle retrovie, negli ospedali pieni di feriti e moribondi, nei tetri edifici avvolti da una luce livida e il classico tema del bellicismo contro il pacifismo, ancorché declinato con eccessiva ripetitività e dialoghi monocordi, riesce a comunicare il senso angoscioso dei buchi neri, ahinoi ricorrenti, della Storia.. Purtroppo quando al repertorio degli orrori s’aggiunge la funesta epidemia passata alla storia come “Spagnola”, il virus influenzale che tra il 1918 e il 1921 sterminò circa venti milioni di persone, tutto ciò che “Campo di battaglia” aveva impostato -trovando anche tocchi felici come i tanti dialetti diversi e incomprensibili tra loro parlati dalla truppa- si sfilaccia dal punto di vista drammaturgico anche a causa dell’entrata in scena dello sfocato personaggio della crocerossina Anna (Rosellini) e finisce con l’accontentarsi di una manciata di plateali riferimenti alla recente pandemia del Covid.

Non è facile -ancorché doveroso per pubblico e critica- vincere la ripugnanza che ispira il personaggio eponimo di “Limonov” , pseudonimo d’arte e di vita  del russo Édouard V. Savenko nato nel 1943 a Dzerjinsk, cresciuto a Kharkiv sul confine ucraino oggi martoriato dall’aggressione putiniana e morto a Mosca quattro anni orsono. Il film che ne ha tratto il connazionale esule in Europa  Kirill Serebrennikov tenta la temeraria impresa di ricalcare l’omonimo romanzo di Jean-Claude Carrère, capolavoro sui generis in bilico tra biografia e autobiografia, ma riesce solo in parte a riprodurne l’inquietante e provocatoria fascinazione. Optando per le tonalità di un musical in stile anni Settanta con tanto di colonna sonora allucinogena, il film privilegia la densa prima parte della vita dell’artista avventuriero benissimo incarnato da Ben Whishaw, quella del teppismo antisociale rozzamente debitore del nichilismo panslavista e confusamente ispirato ai movimenti underground occidentali, il connubio tutto sesso con una modella bella e dannata e il trasferimento coatto negli Stati Uniti dove s’impiega come maggiordomo presso un connazionale straricco di New York, vive esperienze omosex, pubblica bestseller hardcore (tra cui Il poeta russo preferisce i grandi negri, propensione che in una scena del film appare inconfutabile) e finisce a fare il barbone nelle strade… Peccato che quando -dopo altri passaggi turpi o iconoclasti- tornerà in Russia nelle vesti di dissidente stalinista per fondare e capeggiare un partito-gang motivato da facinorosi umori nazi-bolscevichi abbinati (non tanto) contronatura, il film diventa sciatto e accumula in fretta e furia ulteriori episodi sentendo non a caso il bisogno di fare comparire Carrère in persona che si presta a garantire la veridicità dei (mis)fatti narrati. Il ritmo e la tensione tengono sveglia l’attenzione della platea, ma l’impressione finale galleggia senza che ci si riesca a fare un’idea attendibile del malefico coacervo in cui è allignata l’esistenza del protagonista.

 

CAMPO DI BATTAGLIA

BELLICO/DRAMMATICO – ITALIA 2024

Un film di Gianni Amelio. Con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rossellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco

 

LIMONOV

BIOGRAFICO/DRAMMATICO – FRANCIA/ITALIA/SPAGNA 2024

Un film di Kirill Serebrennikov. Con Ben Whishaw, Viktorija Mirošničenko, Tomas Arana, Corrado Invernizzi, Sandrine Bonnaire, Evghenij V. Mironov

 

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