Pubblicato il 25 Novembre 2023 | da Valerio Caprara
0Lubo
Sommario: Lubo è uno “jenisch” cioè membro del gruppo nomade affine ai rom e ai sinti che si esibisce per strada in numeri circensi finché il governo svizzero non promuove alla fine degli anni Trenta il programma federale “Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse”. Coscritto a viva forza, morta tragicamente la moglie e strappatigli i tre figli piccoli traviserà più volte la propria identità e la propria posizione sociale mettendo in atto un’ampia gamma di metodi tortuosi e malvagi di vendetta.
1.8
Presentato con esiti contrastanti all’ultima Mostra di Venezia, “Lubo” è un film che ha il merito di affrontare una vicenda poco conosciuta della Storia europea del secolo scorso, ma lo fa con piglio e tempi farraginosi. L’affresco tratto dal libro di Cavatore “Il seminatore” è in effetti affrontato dal cineasta bolognese Giorgio Diritti e il cosceneggiatore Fredo Valla con un passo cadenzato e gremito di dettagli, però la suddivisione in capitoli finisce per farlo assomigliare a un romanzo d’appendice solo in parte riscattato dal messaggio di condanna della brutale “normalizzazione” di un’etnia sgradita a una nazione e la maggioranza dei suoi abitanti. Lubo, il protagonista interpretato dal molto lodato ma secondo noi monocorde attore tedesco Rogowski, è uno “jenisch” cioè membro del gruppo nomade affine ai rom e ai sinti che si esibisce per strada in numeri circensi finché il governo svizzero non promuove alla fine degli anni Trenta il programma federale “Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse”. Coscritto a viva forza, morta tragicamente la moglie e strappatigli i tre figli piccoli onde rieducarli in appositi collegi, il nostro ne passerà di tutti colori, travisando più volte la propria identità e la propria posizione sociale nonché mettendo in atto a guerra mondiale terminata un’ampia gamma di metodi tortuosi e malvagi di ritorsione e vendetta. La via crucis, che lo vede alternarsi nei ruoli di vittima e carnefice, dura sullo schermo 175 minuti che arrivano sino alla fine dei Cinquanta, ambientati prima tra le montagne dei Grigioni, poi nella ricca e cosmopolita Zurigo e infine sui malinconici sfondi lacustri del Lago Maggiore con una costante pacatezza narrativa che, con il supporto della musica di Marco Biscarini e la fotografia di Benjamin Maier si concede tuttavia qualche acme urlata o crudele. Lo stile dell’autore, ispirato a un cinema europeo “da festival”, sceglie un approccio anti-drammatico e anti-retorico ma purtroppo sconfina non di rado in mancanza d’empatia col pubblico a cui in fin dei conti è destinato.
LUBO
STORICO/DRAMMATICO – ITALIA/SVIZZERA 2023
Un film di Giorgio Diritti. Con Franz Rogowski, Valentina Bellè, Christophe Sermet, Noémi Besedes,Cecilia Steiner, Joel Basman