Finale a sorpresa
Sommario: Magnate ottantenne finanzia la produzione di un film che dovrebbe renderlo benemerito agli occhi dei posteri. Le prove daranno vita, però, a un grottesco duello tra la bizzarra e sadica regista "d'avanguardia" e i due attori protagonisti murati nei rispettivi e contrapposti principi artistici.
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Con il doppio argentino Cohn-Duprat si balla un tango cinematografico all’arsenico. Banditi i luoghi comuni sull’arte e gli artisti, bandito il femminismo a ogni costo, banditi i messaggi edificanti, bandito il sorriso pietistico in favore del ghigno scostumato. I registi amici o meglio complici, infatti, anche in “Finale a sorpresa” (titolo originale: “Competencia oficial”) fanno sfoggio della loro sulfurea intelligenza, del loro dominio dei dettagli descrittivi e della loro pessimistica ma, ahinoi, realistica visione dell’umanità: il nuovo film non ha la stessa carica dirompente del capolavoro “Il cittadino illustre”, ma onora allo stesso livello degli ottimi “El artista” e “Il mio capolavoro” la scelta di una satira che prende di petto qualsiasi opinione consolidata senza mai rinunciare alla beffa e al divertimento. Ovviamente non è secondario il fatto che per la loro scorribanda sulla scia di tanti cult-movie sul cinema-nel-cinema ( da “Effetto notte” a “I protagonisti”) abbiano messo insieme tre assi a tutto campo come Penélope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martinez già Coppa Volpi alla Mostra di Venezia proprio grazie a “Il cittadino illustre”: i tre big vi eseguono, infatti, una serie di caricature di sé stessi senza preservare dal lancio di strali avvelenati alcun ruolo del mondo di finzione (in tutti i sensi) di cui fanno parte…
Ci sono, infatti, il vecchio milionario (Gomez) che ha deciso di farsi ricordare per sempre finanziando un “film memorabile” senza avere la minima idea di cosa significhi la definizione; l’arrogante regista Lola (Cruz) idolo dei festival, lesbica dalla chioma rossa, gli abiti stravaganti e le ascelle non depilate; i due protagonisti Felix (Banderas) e Ivàn (Martinez), il primo fatuo dongiovanni e strapagato re del box-office e il secondo intellettuale nemico del divismo e i red carpet venerato dai cinefili puri e duri. I due galletti ovviamente si detestano e i giorni delle prove del capolavoro (con notevole faccia tosta e pari esborso di denaro) annunciato diventano ben presto uno stizzoso duello a base di bizzarre performance, trappole creative, scatti isterici e colpi bassi in cui non si sa se contino maggiormente le meschine beghe personali (il film s’intitolerà non a caso “Rivalidad”) oppure l’ossessivo desiderio di primeggiare nell’agone mediatico. Nella prima parte si ride di più e più fluidamente (meglio ancora se la copia del film è quella in versione originale con i sottotitoli), ma quando la commedia si dirama in una serie di tragicomici smarrimenti collettivi e individuali ci si può concentrare con diletto (ovviamente maggiore nel caso che si abbia familiarità con i riti e i miti del set) nel ricamo raffinato di allusioni maliziose, quiproquo demenziali e situazioni paradossali. Alla riuscita dell’insieme –fatte salve alcune cadute del ritmo e l’inutile moltiplicazione dei finali- collaborano le riprese quasi tutte ambientate nelle stilizzate scenografie dell’edificio ultramoderno che ospita la Fondazione del magnate: quanto più, infatti, i personaggi dilatano il proprio ego a dismisura, tanto più gli immensi saloni, uffici, terrazzi e anfiteatri misurano la loro reale piccolezza artistica ed umana.
FINALE A SORPRESA – OFFICIAL COMPETITION
COMMEDIA – ARGENTINA/SPAGNA 2021
Un film di Mariano Cohn, Gastòn Duprat. Con Penèlope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martin, Irene Escolar, Melina Matthews, Pilar Castro
