Pubblicato il 15 Gennaio 2022 | da Valerio Caprara
0Spider-Man: No Way Home
Sommario: L'ennesima rutilante avventura di Spider-Man, stavolta talmente in difficoltà da dovere radunare tutti i supereroi disponibili della Sony e la Marvel-Disney per conservare il proprio status di adolescente della porta accanto pronto all'occasione a trasformarsi in acrobatico difensore della metropoli.
2.3
Pubblici contro. In effetti è indubbio che il dna del cinema modificatosi da decenni abbia perso il suo linguaggio universale e con esso la capacità di suggestione paritaria: chi per esempio s’accapiglia sul film di Sorrentino, non si sporcherebbe mai gli occhi per immergersi nel Marvel Cinematic Universe e chi conosce a menadito i cineasti coreani non sa e non vorrà sapere nulla di “Spider-Man: No Way Home”. Proprio il blockbuster svettante a tutt’oggi sui desolati botteghini in cui Peter Parker alias Spider-Man, ormai diventato una sorta di bonario portafortuna per il circondario grazie al profilo da nerd e il volteggio tra i grattacieli che non ha nulla di tetro al confronto di quello di Batman, si ritrova di colpo con l’identità smascherata e la reputazione rovinata dalla falsa accusa d’essere responsabile di un attacco terroristico a Londra: un danno irreparabile perché in queste condizioni non potrà più tenere separate le responsabilità di (super)vigilante metropolitano da quelle di normale ragazzino e perché l’incantesimo approntato dal famoso taumaturgo Dottor Strange (Cumberbatch, interprete sottilissimo come sempre) fallisce peggiorando assai le cose… Per chiudere la nuova trilogia coprodotta dopo un’estenuante trattativa, la Sony e la Marvel-Disney portano, così, alle estreme conseguenze le rispettive inclinazioni affabulatorie e decidono di chiamare a raccolta i propri personaggi di punta combinando di fatto un gran pasticcio tra epoche e missioni, complotti e dedizioni.
La prima impressione, peraltro, non sarebbe negativa: costruito più accuratamente dei due brutti capitoli precedenti, “No Way Home” reintegra il protagonista nel suo habitat originario, l’iconografia imprescindibile dello skyline di guglie, vetri e acciai della Grande Mela dove subito inizia a librarsi nelle sue spettacolari e paurose danze sul vuoto sottraendosi al cinismo e l’isteria delle formicuzze umane indaffarate al suolo. Un altro elemento a favore è costituito dall’aumento della quota avventurosa e thrilling a scapito delle ormai insopportabili pantomime buffonesche e, anzi, ci sembra che Spider-Man -che a noi italiani verrebbe spontaneo chiamare ancora Uomo Ragno- “funzioni” meglio quando viene investito da un mare di disgrazie. In omaggio a un sottotesto blandamente revisionistico, infatti, tenta più di guarire che di battere i nemici, ciascuno dei quali è portatore di un superpotere assimilato a un handicap: il Male, dunque, andrebbe inteso alla stregua di una patologia che si può inoculare o combattere quasi come un virus. Non mancano, però, i difetti e il risultato finale anche stavolta ci sembra non eccelso: diluito sino a causare sazietà, “No Way Home” spreca il bonus della fedeltà, illude la nostalgia dei fan e a partire da circa metà percorso non riesce a fronteggiare l’overdose d’ibridazioni, effetti digitali e strizzatine d’occhio rivolte, di fatto, in esclusiva a chi è in grado di sintonizzarsi sulle onde del crossover fumettistico (una storia che vede agire insieme personaggi che normalmente agiscono separati in collane diverse). In ogni caso -e non è un dettaglio da buttare- nei tre blocchi narrativi in cui l’azione si divide non calano mai la verve e la simpatia di Thomas Stanley Holland, venticinquenne londinese, ex dislessico e tifoso del Tottenham, che interpreta il supereroe adolescente con il giusto alone di shining ovvero la “scintillanza” necessaria per entrare nel pantheon della cultura pop.
SPIDER-MAN: NO WAY HOME
FANTA-FUMETTISTICO – USA/ISLANDA 2021
Un film di Jon Watts. Con Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Marisa Tomei, Tony Revolori, Alfred Molina, Rhys Ifans