Recensioni

Pubblicato il 20 Ottobre 2020 | da Valerio Caprara

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Fortuna

Sui piani della sensibilità dello sguardo e della limpidezza compositiva l’esordio di Gelormini nel lungometraggio mantiene le diffuse attese indotte da una serie di esperienze da regista, sceneggiatore e montatore di spiccata qualità. Ed è plausibile, dal punto di vista dell’originalità creativa, l’idea di costruire attorno ai dati di cronaca della turpe vicenda del Parco Verde di Caivano una sorta di labirinto audiovisivo in grado di lenire la ferita inferta alla dignità umana da un branco di pedofili e assassini. “Fortuna” soffre, peraltro, di un handicap che non sarebbe stato facile da sostenere neppure dai maestri forse ispiratori dell’autore e il co-sceneggiatore Virgilio (dall’Hitchcock di “La donna che visse due volte” al Kubrick di “Shining” e allo Jackson di “Amabili resti”): dai titoli di testa a quelli di coda, ai quali segue un’appendice che i calciofili definirebbero il classico “tocco in più”, il corso del film è condizionato, diremmo addirittura in qualche modo deviato e stressato dalla lotta in sottotesto tra l’eco dei fatti realmente accaduti e il proposito di frammentarli e poi trascenderli in senso thrilling, straniante e catartico. Ne discendono una certa freddezza, un surplus di astrattezza allegorica e compiacimento metafisico e, detto con tutto il rispetto, un po’ di noia che non può essere scomputata solo perché non manca l’accusa alla società (Quale? Solo la nostra? Quelle del mondo intero?) contro cui l’innocenza dell’infanzia si sfracella quando viene tradita e/o profanata. Non costituisce, però, una toppa messa pro bono pacis tornare a segnalare le componenti valide di quello che resta un esordio promettente: la geometria sdoppiata delle inquadrature, il gusto del rilievo conferito alle cose e gli oggetti, gli andirivieni tra le location che sembrano guidati dal designer o l’architetto, l’incisiva colonna sonora del duo musicale napoletano Golden Rain, la fotografia traslucida e allarmante di Agostino Vertucci. Meno rimarchevoli le prove degli attori, ma siccome è sempre difficilissimo tenere in equilibrio le recitazioni dei bambini, la Nancy/Fortuna di Cristina Magnotti merita lodi non condiscendenti.     

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