Pubblicato il 23 Marzo 2018 | da Valerio Caprara
0Una festa esagerata
Sommario: Borghesuccio danaroso con moglie arrampicatrice cerca di resistere alle sempiterne tentazioni della napoletanità furbastra e antisociale. Peccato che il crescendo grottesco dei preparativi per un party rischierà di fargli perdere la pazienza e la faccia.
1.8
Farà bene o farà male all’”Immagine” di Napoli? Chissà se la città ribelle (mica tanto) si porrà quello che sembra il suo maggior problema nel campo della fiction anche al cospetto di “Una festa esagerata”, ultima commedia di Salemme ad aver fatto il salto dal palcoscenico allo schermo. Esclusi a priori gli ingredienti forti, il registattore vi ripropone quelli inconfondibili del suo modo affabile e accorto di tornare al patrimonio genetico della tradizione comico-farsesca: è significativo, in questo senso, il ricorso a un co-sceneggiatore come Enrico Vanzina che, oltre a portare in dote al copione un po’ di specifico filmico, gli garantisce un mini aggancio di costume sotto forma d’identikit di una scadente borghesia che a Napoli, nonostante la conclamata esclusiva di “ammore e malavita”, è identica a quella delle altre città del Belpaese. Naturalmente la sostanza del piacevole filmino sta tutta nel rendimento del cast che Salemme il mattatore, magari in complicità con il sardonico collega romano, ha liberato dagli stretti vincoli teatrali e rimodulato su ritmi più consoni ai gusti del pubblico della sala e del teleschermo (futuro passaggio inevitabile del protocollo dribbla-crisi della coproduttrice e distributrice Medusa).
Dai nobiliari quanto malmessi appartamenti del centro storico l’eterno teatrino napoletanista ha, in effetti, traslocato in un appartamento lussuoso e impersonale di Posillipo dove risiede la famiglia di Gennaro, borghesuccio danaroso afflitto da moglie molesta e cafonesca (D’Aquino). Per quanto il protagonista si ostini a opporre una strenua resistenza ai peggiori cliché cittadini (specialmente nei duetti ad alta velocità virtuosistica con un Gallo a metà strada tra il furbastro e l’”abbonato”), la giornata campale della festa organizzata per il diciottesimo compleanno della volgarissima figlia finirà per scaricarglieli tutti addosso in un crescendo di quiproquo, sketch, siparietti, mimiche sconnesse e dialoghi farciti di sfondoni. Irrompe, poi, per il buon peso un inopinato innesto di grottesco umor nero che dal piano di sotto dilaga sulla terrazza e viceversa, consentendo a un’attrice autorevole come la Forte di dimostrare quanto sia disinvolta e autoironica nel prestarsi a una pantomima davvero in tutto e per tutto… esagerata. Il cameriere finto indiano che dondola la testa (Borrino), l’impresentabile prete (Cacioppo), l’agonizzante inquilino Scamardella (Paone), l’assessore indegno (Paolantoni) collaborano a rendere più briosi i momenti felici e meno deludenti quelli mosci per un risultato finale che farà il suo dovere al botteghino e (forse) sopravviverà alla pioggia di riferimenti eduardiani irrorata un po’ alla sanfason da tanti recensori a digiuno di Scarpetta.
UNA FESTA ESAGERATA
Regia: Vincenzo Salemme
Con: Vincenzo Salemme, Massimiliano Gallo, Tosca D’Aquino, Iaia Forte, Nando Paone
Genere: commedia. Italia 201